Papa Leone X

1475 - 1521

Papa Leone X
Nazione: Italia

ID: 2139

Papa Leone X, in latino: Leo X, nato Giovanni di Lorenzo de’ Medici (Firenze, 11 dicembre 1475 – Roma, 1º dicembre 1521), fu il 217º papa della Chiesa cattolica dal 1513 alla sua morte.

Giovanni era il quartogenito (il secondo figlio maschio) di Lorenzo de’ Medici e Clarice Orsini e portò alla corte pontificia lo splendore e i fasti tipici della cultura delle corti rinascimentali. Fu l’ultimo Papa a essere semplice diacono al momento dell’elezione.

Repubblica fiorentina Medici.
Repubblica fiorentina
Medici.

Formazione e carriera ecclesiastica

Baccio Bandinelli, Leone X, Salone dei Cinquecento, Palazzo Vecchio, Firenze.
Baccio Bandinelli, Leone X, Salone dei Cinquecento, Palazzo Vecchio, Firenze.

Giovanni venne destinato fin dall’inizio alla carriera ecclesiastica; ricevette la tonsura a sette anni con la nomina a protonotario apostolico, ad otto reggeva dei benefici quale abate di Montecassino e di Morimondo e prima dei tredici erano in corso negoziati per la sua elevazione a cardinale. Innocenzo VIII, il Papa regnante (1484-1492), era legato a Lorenzo de’ Medici da ottime relazioni e da una comunanza d’interessi; nel concistoro dell’8 marzo 1489 Giovanni venne nominato cardinale del titolo di Santa Maria in Domnica con la proibizione di vestire le insegne cardinalizie per tre anni, in ragione della giovane età. In questo intervallo di tempo (tra il 1489 e il 1491) venne inviato a Pisa a studiare teologia e diritto canonico. Le materie ecclesiastiche sembrano essere state poco congeniali al giovane principe della chiesa, rispetto alla letteratura, in versi e in prosa, per la quale si sentiva decisamente più votato (aveva ereditato il gusto del padre) e nella quale aveva fatto grandi progressi, sotto la tutela di Poliziano e Bibbiena.

Il cardinalato (1492-1513)

Il 9 marzo 1492 vestì le insegne cardinalizie presso la Badia di Fiesole e il 22 marzo entrò in Roma, mentre il giorno dopo fu accolto in udienza dal papa. In tale circostanza ricevette dal padre una lettera di consigli, che a tutt’oggi figura tra le più sagge e di valore nelle composizioni del suo genere. Dopo poco più di un mese dovette tornare a Firenze poiché suo padre morì. La morte di Innocenzo VIII (25 luglio 1492) lo richiamò a Roma, dove partecipò al conclave per l’elezione del nuovo pontefice. Nel breve conclave dell’agosto 1492 fu eletto Rodrigo Borgia, che assunse il nome Alessandro VI. A differenza di Innocenzo, che aveva aiutato la famiglia Medici, il nuovo pontefice era ostile all’illustre casato fiorentino. Nel giro di pochi mesi quindi le prospettive del cardinal de’ Medici erano state completamente sovvertite. Subito dopo il conclave, il cardinale lasciò Roma e tornò a Firenze.

Una delle prime conseguenze della fine dei delicati equilibri politici tra gli Stati italiani fu l’invasione francese dell’Italia, che ebbe come conseguenza l’espulsione della famiglia Medici da Firenze (novembre 1494). La caduta dei Medici a Firenze fu favorita anche dal predicatore domenicano Girolamo Savonarola, che approssimandosi a Firenze Carlo VIII, tuonò energicamente contro la remissività mostrata da Piero de’ Medici il suo fratello primogenito; sembra che il cardinale Medici avesse dovuto lasciare la città in incognito vestito da frate minore. A Firenze si instaurò una repubblica, mentre il cardinale, con suo fratello maggiore e il loro cugino Giulio, futuro Papa Clemente VII, trovarono ospitalità presso la corte di Urbino. Poi il cardinale si rifugiò a Bologna e sapendo di essere malvisto dal papa regnante Alessandro VI, decise con alcuni fidati amici d’intraprendere un viaggio in Germania, Paesi Bassi e Francia. Conobbe molti uomini illustri ed ebbe anche problemi, come quando a Rouen fu arrestato ed espulso. Tornò in Italia nel 1500 e decise di stabilirsi a Roma, nel palazzo di famiglia, l’attuale e famoso Palazzo Madama, sottraendosi per quanto possibile all’attenzione, disarmando le gelosie di Alessandro VI con la sua completa devozione per gli studi letterari e quindi raccogliendo intorno a sé molti letterati e poeti.

Nel 1503 moriva il fratello maggiore Piero de’ Medici e quindi egli diveniva capostipite della prestigiosa famiglia; contemporaneamente essendo morto Alessandro VI, e dopo il breve pontificato di papa Pio III, il 1º novembre 1503 fu eletto papa Giulio II, uomo dalle grandi doti politiche. Anche il nuovo pontefice non fu particolarmente vicino al cardinal de’ Medici: i loro rapporti, sebbene non contrastati, non furono neanche particolarmente amichevoli. Quando nell’agosto 1511 Giulio II si ammalò gravemente, Giovanni fu visto muoversi più di tutti gli altri cardinali in vista del possibile conclave.[senza fonte] Quando poi Giulio II si riprese, egli fu inviato come legato pontificio nella Provincia Romandiolæ (con sede a Bologna) nell’ottobre 1511.

Nel frattempo gli eserciti preparavano lo scontro. Giulio II, per contrastare i francesi di Luigi XII in Italia, il 1º ottobre 1511 costituì la Lega Santa alla quale aderirono l’Inghilterra, il Sacro Romano Impero, il Regno di Spagna e la repubblica di Venezia. Lo scontro avvenne l’11 aprile 1512 nella sanguinosa battaglia di Ravenna dove Giovanni de’ Medici, che assisteva allo scontro, fu fatto prigioniero; i francesi decisero di portare il cardinale de’ Medici in Francia come ostaggio, ma durante l’attraversamento del fiume Po, egli riuscì a fuggire, riparando a Ravenna.

Giulio II si rese conto che per ostacolare i francesi in Italia doveva ostacolare uno dei loro principali alleati, cioè la repubblica di Firenze, e quindi favorire l’ascesa dei Medici, che erano stati costretti a fuggire dalla città dopo la fine della Signoria di Lorenzo il Magnifico. Da qui la consegna di alcune truppe al comando di Raimondo de Cardona al cardinale de’ Medici. Entrarono in Toscana ed assediarono la città di Prato. Alla sua capitolazione seguì una tragica devastazione durata 21 giorni. L’episodio è tragicamente noto come Il sacco di Prato. Temendo che al sacco di Prato potesse seguire il sacco di Firenze il governo fiorentino si consegnò volontariamente alla fazione medicea e così i Medici poterono riprendere il controllo della città (14 settembre 1512), pur mantenendone le istituzioni repubblicane. Giovanni e il fratello Giuliano si prodigarono per sedare le tensioni e gli odi e tentare di rappacificare le fazioni. Ma in città lo spirito repubblicano era ancora molto forte e fu scoperto un complotto contro i Medici proprio nel momento in cui giungeva la notizia da Roma della morte di papa Giulio II, avvenuta il 23 febbraio 1513.

L’elezione al Soglio

Il cardinale, che non aveva grandi rivali, si recò subito a Roma per il conclave che iniziò il 9 marzo. Grazie all’abile segretario Bernardo Dovizi da Bibbiena, che riuscì a convincere molti cardinali elettori sull’opportunità di un papa mediceo dallo spirito conciliante e che probabilmente non avendo buona salute sarebbe durato poco, il 9 marzo veniva eletto papa. Non essendo che diacono, fu subito ordinato sacerdote e vescovo il 13 marzo 1513 e poi incoronato in modo solenne come mai s’era visto a Roma il 19 marzo.

Il pontificato

Governo della Chiesa

La sua tendenza alla conciliazione emerse subito appena eletto. Concesse il perdono ai cardinali che avevano aderito al “conciliabolo di Pisa” dove si era tentato di eleggere un antipapa; perdonò Pompeo Colonna che aveva tentato di provocare un’insurrezione popolare per instaurare una repubblica a Roma; perdonò i congiurati Boscoli e Capponi che avevano complottato contro di lui a Firenze, salvando la vita a Niccolò Machiavelli.

Il Concilio ecumenico

Tra i primi atti del suo pontificato vi fu la riapertura del Concilio ecumenico (27 aprile 1513, apertura della sesta sessione), già iniziato dal suo predecessore. Tra i padri conciliari persistevano molti contrasti; Leone X riuscì a risanarli evitando il pericolo di uno scisma. Il pontefice tenne personalmente la dodicesima ed ultima sessione, il 16 marzo 1517.

Durante il concilio il pontefice fece pubblicare le seguenti bolle:

Apostolici Regiminis (19 dicembre 1513), sull’immortalità dell’anima (contro le teorie filosofiche degli averroisti) e sulla sottomissione della verità filosofica a quella teologica;
Supernae Dispositionis (5 maggio 1514), emanata come decreto di riforma della Curia romana; essa riguarda inoltre la libertà ecclesiastica e la dignità episcopale e condanna alcune esenzioni non autorizzate;
Regimini Universalis Ecclesiae (4 maggio 1515), per riformare alcuni abusi presenti nella Chiesa, e rispondere in questo modo all’invocazione di riforma in capite et membris che proveniva dalla base;
Inter Sollicitudines (4 maggio 1515): riguarda la censura preventiva dei libri di argomento religioso, la cui stampa deve essere autorizzata dalla Chiesa. La pena per chi avesse pubblicato libri non autorizzati era la scomunica, il rogo pubblico dei libri stampati, una multa di cento ducati e il divieto di stampare per un anno. Qualora si reiterasse nella stampa libri non autorizzati, erano previste pene più severe.
Inter Multiplices (4 maggio 1515): essa sancisce la liceità dei Monti di pietà allo scopo di aiutare le persone povere che necessitavano di aiuto nel modo più favorevole;
Supremae Maiestatis (19 dicembre 1516), essa stabilisce nuove norme circa la predicazione dei chierici;
Dum Intra Mentis (19 dicembre 1516), riguarda i religiosi e i loro privilegi.

Relazioni con la Chiesa di Francia

Raffaello, Ritratto di papa Leone X con i cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi, 1518-1519, Firenze, Galleria degli Uffizi.
Raffaello, Ritratto di papa Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, 1518-1519, Firenze, Galleria degli Uffizi.

Dal 1438 era in vigore in Francia un’ordinanza regia in base alla quale il re di Francia si dichiarava guardiano dei diritti della Chiesa nazionale (Prammatica Sanzione). Leone X riuscì a temperare la tendenza autonomista della Chiesa francese venendo ad accordi con essa. Il 18 agosto 1516 egli firmò a Bologna con il rappresentante del re di Francia, Antonio Duprat, futuro vescovo e cardinale, un concordato, con il quale la Santa Sede rinunciava ai territori di Parma e Piacenza, ma otteneva la revoca ufficiale, da parte del Sovrano francese, della Prammatica Sanzione di Bourges. Il Concordato fu ratificato successivamente dal Concilio Lateranense V. Il compromesso insito nel concordato portò al riconoscimento della Chiesa gallicana nella Chiesa cattolica, anche se attenuato rispetto a quanto era stato deciso con la Prammatica Sanzione di Bourges, conferendo tuttavia ai Re di Francia un potere sulla Chiesa francese, del quale nessun altro Sovrano Cattolico disponeva nel proprio regno, ed aprendo, fra l’altro, le porte all’introduzione nel regno di Francia del deprecato «regime delle commende». Il concordato di Bologna rimarrà in vigore praticamente fino alla soppressione dell’autorità della Chiesa in Francia operata dalla Rivoluzione Francese.

Il 17 settembre 1520 eresse la nuova diocesi di Sansepolcro, il cui territorio fu ricavato, per la maggior parte, dalla diocesi di Città di Castello, dal momento che questa si trovava fuori dello Stato fiorentino.

Tra le altre sue decisioni in materia ecclesiale, Leone X richiese con un pamphlet (quindi una pubblicazione non ufficiale) la liturgia in volgare e la traduzione della Bibbia. Tale decisione fu poi confutata dal Concilio di Trento, che riconfermò il latino.

Relazioni con i monarchi europei

In campo politico non ebbe una posizione ferma poiché in base all’opportunità si schierò dapprima contro la Francia, divenendone successivamente alleato, per poi passare apertamente contro l’Impero.

Nell’aprile del 1513 Leone X rinnovò la Lega Santa antifrancese, stipulata da Giulio II. Nel giugno dello stesso anno a Novara gli svizzeri, guidati da Massimiliano Sforza, inflissero una pesante sconfitta ai francesi, conquistando il ducato di Milano. Questo favorì il ritorno di molti cardinali filofrancesi all’obbedienza pontificia. I cardinali Carvajal e Sanseverino fecero atto di sottomissione; dopo di loro furono imitati da quasi tutti i cardinali dissidenti.

Nel gennaio del 1515 moriva il re di Francia Luigi XII, al quale successe Francesco I, uomo molto ambizioso che, avendo antenati tra la nobile famiglia dei Visconti, avanzava ancora più energicamente pretese sul ducato milanese. Già a febbraio il papa si attivò per stipulare un’altra Lega Santa antifrancese che comprendeva: l’Imperatore, Milano, Genova e gli Svizzeri, mentre Venezia era alleata con la Francia. Tale patto però non fu ratificato poiché non tutti erano d’accordo sul fatto che Parma e Piacenza dovessero passare allo Stato Pontificio. Francesco I marciò verso Milano nel settembre del 1515 senza trovare grande resistenza. Il 13 e 14 settembre, nella battaglia di Marignano i francesi vinsero definitivamente le difese della Lega.

Finita malamente la battaglia di Marignano, Leone X decise di punire il mancato appoggio promessogli dalla città di Urbino governata da Francesco Maria I Della Rovere, il quale aveva ospitato la famiglia di Leone X dopo cacciata da Firenze. Ciò non attenuò la decisione di spodestare da Urbino i Della Rovere ed insediarvi un membro della famiglia Medici: Lorenzo suo nipote, già Signore di Firenze.

La congiura

Il Cardinale Alfonso Petrucci, fratello di quel Borghese Petrucci che era stato estromesso nel 1516 dal potere in Siena da parte del cugino Raffaele Petrucci, Vescovo di Grosseto, ordì una congiura per assassinare Papa Leone X mediante avvelenamento. Per ottenere questo scopo corruppe il medico personale del Papa, Battista da Vercelli, ma la congiura fu scoperta grazie all’intercettamento di una lettera di Alfonso al suo segretario Antonio de Nini. Il Cardinale, arrestato e tradotto a Roma, fu giustiziato in Castel Sant’Angelo per strangolamento il 16 luglio 1517, mentre il suo Segretario e il Medico del Papa furono condannati a morte per squartamento. Altri quattro cardinali risultarono coinvolti nella congiura, Raffaele Riario, Bandinello Sauli, Francesco Soderini e Adriano Castellesi, che se la cavarono con il pagamento di una multa.

La questione delle indulgenze

A corto di fondi per le guerre contro la Francia e i grandi lavori edilizi in corso a Roma, Leone X fece un accordo con l’arcivescovo Alberto di Hohenzollern in Germania, che avrebbe aiutato a proseguire l’opera di completamento della basilica di San Pietro a Roma. Egli accettò da Alberto la somma di 10.000 ducati in cambio dell’arcivescovado di Magonza. Affinché Alberto potesse restituire la somma alla banca di Jakob Fugger, da cui aveva ottenuto il prestito, il 31 marzo 1515 il papa con la bolla Sacrosancti Salvatoris et Redemptoris gli diede il privilegio di dispensare un’indulgenza nei suoi territori per un periodo di sei anni. Metà del denaro ricevuto sarebbe stato versato al Papa per il finanziamento della fabbrica di San Pietro allora in costruzione, e l’altra metà al Fugger come restituzione del prestito.

Il monaco agostiniano Martin Lutero criticò Leone X per la vendita di indulgenze e la predicazione grossolana del frate domenicano Johann Tetzel, sottocommissario per la predicazione delle indulgenze dell’arcidiocesi di Magonza. Nel 1517 iniziarono a circolare le novantacinque tesi sulle indulgenze (secondo la tradizione furono affisse da Lutero sul portone della chiesa di Wittenberg).

Il 15 giugno 1520 Leone X pubblicò la bolla Exsurge Domine con la quale vennero condannate alcune delle tesi di Lutero e con la quale minacciò di scomunica Lutero se non avesse ritrattato entro sessanta giorni le sue posizioni. Lutero ignorò la bolla e successivamente la bruciò nella piazza di Wittenberg. Il 3 gennaio 1521 papa Leone X scomunicò Martin Lutero con la bolla Decet Romanum Pontificem.

La morte

Il 1º dicembre dello stesso anno, Leone X fu colto da un improvviso malore e morì. Fu seppellito nella basilica di Santa Maria sopra Minerva. Il suo decesso, avvenuto quando aveva soli 46 anni di età, diede luogo a numerose dicerie e sospetti di avvelenamento, tanto che fu persino arrestato per breve tempo il suo coppiere, ma non si venne a capo di nulla in proposito.

Papa Leone X nella storiografia

Questo papa, raffinato e colto umanista in un’Europa che si stava avviando ad un’epoca di guerre di religione, provocate dalla Riforma protestante e dalla Controriforma, è stato spesso criticato per le caratteristiche mondane del suo pontificato e per la mancanza di zelo riformista. Erasmo da Rotterdam gli dedicò la sua edizione critica del Nuovo Testamento greco.

In Deputazione toscana di storia patria (1859) si dice che il filosofo Marsilio Ficino (1433-1499), che praticava l’astrologia, gli abbia predetto il Papato quando lui era solo un giovinetto.

Di lui gli avversari raccontano che quando divenne papa, a soli trentasette anni, l’11 marzo 1513, abbia detto a suo cugino Giulio: «Poiché Dio ci ha dato il Papato, godiamocelo». Si racconta viaggiasse attraverso Roma alla testa di una stravagante parata, in cui sarebbero apparsi pantere, giullari ed un elefante bianco di nome Annone. Avrebbe fatto servire cene con sessantacinque portate.

La politica “familiare”

Alcuni storici ritengono che Leone X abbia approfittato del suo potere per elargire notevoli favori al proprio casato. Egli, infatti, creò cardinale il cugino Giulio (futuro papa Clemente VII) ed il nipote Innocenzo Cybo.
Nel settembre del 1513 risolse in favore della sua patria un arbitrato con il quale assegnò proprio a Firenze il dominio su Pietrasanta, città fino a quel momento parte della Repubblica di Lucca
Sempre secondo questa linea interpretativa, Leone X avrebbe eretto (18 settembre 1520) la nuova diocesi di Sansepolcro per sottrarre alla diocesi di Città di Castello i territori del dominio fiorentino, ormai egemonizzato dalla famiglia Medici.

Ascendenza

 

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