Luigi XVII di Francia

1785 - 1795

Luigi XVII di Francia
Nazione: Francia

ID: 1737

Autografi

Luigi Carlo di Borbone (Versailles, 27 marzo 1785 – Parigi, 8 giugno 1795) era il terzo figlio, il secondo maschio, di Luigi XVI di Francia e di Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena.

Alla nascita fu insignito del titolo di duca di Normandia; dopo la morte del fratello maggiore, il delfino Luigi Giuseppe, avvenuta nel 1789, divenne il nuovo delfino di Francia. Quando quest’ultimo titolo fu abolito dalla Costituzione francese del 1791, divenne noto come Luigi Carlo, principe reale. Dalla morte del padre nel 1793, fu considerato re di Francia e di Navarra col nome di Luigi XVII dai monarchici francesi e dalle corti europee, anche se di fatti si trovava ancora imprigionato dai repubblicani. Non regnò mai effettivamente, né venne mai incoronato ufficialmente, spegnendosi alla giovane età di dieci anni, nel 1795, a causa delle dure condizioni di prigionia a cui era stato sottoposto per oltre due anni.

Biografia

La nascita ed il battesimo

Il Delfino ritratto nel 1790 da Élisabeth Vigée-Le Brun.
Il Delfino ritratto nel 1790 da Élisabeth Vigée-Le Brun.

Luigi Carlo di Francia nacque nel 1785 alla reggia di Versailles, terzo figlio (secondo maschio) di Luigi XVI, re di Francia, e dell’arciduchessa Maria Antonietta d’Austria sua moglie. Suo padre era figlio del Delfino di Francia, Luigi Ferdinando di Borbone-Francia, ed era nipote di re Luigi XV, mentre sua madre era figlia dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, nonché sorella degli imperatori Giuseppe II e Leopoldo II del Sacro Romano Impero.

Alla nascita ottenne il titolo di cortesia e l’appannaggio di duca di Normandia. Venne battezzato lo stesso giorno della sua nascita nella cappella del castello di Versailles da Louis René Édouard de Rohan, grande elemosiniere di Francia, alla presenza di Honoré Nicolas Brocquevielle, parroco della chiesa di Notre-Dame di Versailles: suo padrino fu Luigi Stanislao Saverio di Borbone-Francia, futuro Luigi XVIII, mentre sua madrina fu Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, regina delle Due Sicilie, rappresentata in loco da Elisabetta, sorella di suo padre.

Già quando si seppe che sua madre la regina era rimasta incinta, malelingue iniziarono a dire che il bambino non era figlio del sovrano, bensì di Hans Axel von Fersen, aristocratico svedese e presunto amante della regina di Francia, mentre altri fecero notare a nascita avvenuta l’evidente somiglianza che il piccolo aveva col conte di Artois, fratello del re, fatto che avrebbe al contrario confermato la paternità di casa Borbone. Da allora iniziarono comunque a circolare una serie di pamphlets contro Maria Antonietta e contro la legittimità della successione al trono, rafforzando le posizioni politiche del conte di Provenza e del conte di Artois che vennero da alcune fazioni dichiarati legittimi successori di Luigi XV al posto del giovane principe.

L’infanzia

Vivace e in salute – a differenza del fratello maggiore, il delfino Luigi Giuseppe, affetto da tubercolosi ossea – Luigi Carlo fu molto amato dalla madre, che lo soprannominò «mon chou d’amour». In quando secondogenito, ad ogni modo, il giovane Luigi non venne preparato per la successione al trono né venne per lui disposta un’educazione improntata a questo scopo, almeno agli albori della sua vita. Al suo servizio si trovava un gruppo di persone deputate alla sua cura: la marchesa de Tourzel fu sua governante mentre Jean-Baptiste Cléry fu suo valletto. La figura ad ogni modo che più di ogni altre ebbe un ruolo rilevante nell’infanzia e nella prima giovinezza del Delfino fu la sua balia, Agathe de Rambaud, di cui lo storico Alain Decaux disse:

« Madame Agathe de Rambaud era la governante del principe ereditario sin dal giorno della sua nascita e tale rimase sino al 10 Agosto 1792. Fu così per sette anni. Durante questi sette anni non lo lasciò mai, lo cullava, lo curava, lo vestiva, lo consolava e lo rimproverava. Fu una vera madre per lui, dieci, cento volte più di Maria Antonietta!.»
Alla reggia di Versailles, dove visse i primi anni in spensieratezza, data la sua naturale passione per il giardinaggio, il giovane Delfino ottenne che gli fosse predisposto un piccolo orto personale presso la terrazza a sud dove si dilettava in particolare nella coltivazione di fiori.

Alla morte del fratello maggiore, avvenuta il 4 giugno 1789, Luigi Carlo divenne il nuovo delfino di Francia. Gli anni della sua infanzia furono segnati dai molti eventi che coinvolsero la famiglia reale negli anni della Rivoluzione francese: nell’ottobre del 1789 lasciò la reggia di Versailles, dov’era nato e cresciuto, per trasferirsi nel vecchio palazzo delle Tuileries, dove visse con la sua famiglia sino all’agosto del 1792. Era ovviamente presente alla tentata fuga della famiglia reale, nel giugno del 1791, bloccata dai rivoluzionari a Varennes.

La prigionia al Tempio

La successione disputata e la testimonianza contro Maria Antonietta

Il 10 agosto del 1792, un mese prima dell’abolizione della monarchia, Luigi Carlo venne trasferito insieme alla sua famiglia dapprima al Convento dei Foglianti di Rue Saint-Honoré e dal 12 agosto nella prigione della Torre del Tempio, un antico edificio medievale costruito dai Templari, mentre Luigi XVI venne separato dal resto dei componenti per essere processato nel dicembre di quello stesso anno. Dopo la morte del padre, ghigliottinato il 21 gennaio 1793, il Delfino fu riconosciuto dai monarchici espatriati come nuovo re col nome di Luigi XVII. Il conte di Provenza (futuro Luigi XVIII), fratello del defunto monarca che si trovava all’epoca in Germania dove era fuggito dopo la rivoluzione, si autoproclamò reggente per il nipote, riconoscendolo sovrano col nome di Luigi XVII ed iniziando con altri aristocratici come il cavaliere de Jarjayes, il barone Jean-Pierre de Batz e l’inglese lady Charlotte Atkyns a progettare un metodo per far evadere il giovane principe dalla prigionia. In nome di Luigi XVII agì il fronte monarchico durante l’Assedio di Tolone del maggio-dicembre del 1793, segno che la sua figura continuava ad avere una rilevanza importante per i filo-monarchici. Per maggiore sicurezza, quindi, il 3 luglio dello stesso anno, il bambino fu separato a sua volta dalla madre per essere affidato alle cure di Antoine Simon, un ciabattino analfabeta, con lo scopo di educarlo da repubblicano.

Luigi XVII ed il suo tutore, il ciabattino Antoine Simon.
Luigi XVII ed il suo tutore, il ciabattino Antoine Simon.

Il ciabattino, era un rivoluzionario giacobino a cui fu assegnato il compito di plagiare il bambino e condurlo a rappresentare l’elemento finale della decadenza della monarchia francese, così che potesse divenire inviso persino all’aristocrazia: gli ambasciatori inglese e spagnolo riportarono ai rispettivi sovrani dei racconti avuti dai loro informatori secondo i quali il bambino sarebbe stato stuprato da delle prostitute con l’intento di infettarlo con malattie veneree e gettare ulteriore discredito sulla regina Malgrado questo altre testimonianze riportano come Simon fosse invece pieno di cure premurose nei confronti del giovane principe, che comunque aveva (a detta di sua sorella Maria Teresa) imparato molte canzoni rivoluzionarie dell’epoca. Il vero obbiettivo della prigionia di Luigi XVII e della sua mancata uccisione da parte dei rivoluzionari, rimaneva infatti quello di colpire sua madre Maria Antonietta e in tutti i modi i rivoluzionari cercarono di convincerlo a testimoniare contro la madre al suo processo per alto tradimento, anche con la forza. Il 6 ottobre, Luigi Carlo venne costretto a firmare una falsa dichiarazione in cui di suo pugno accusava la madre e la zia, Madame Élisabeth, di averlo iniziato a pratiche masturbatorie e incestuose. Al processo l’accusa, presentata da Jacques-René Hébert, destò grande scalpore tra il pubblico: la regina Maria Antonietta si difese con dignità, lasciando intendere che suo figlio era stato evidentemente costretto a rendere quelle dichiarazioni e facendo appello alle madri presenti in aula e ottenendo il sostegno delle popolane, inizialmente venute per offenderla.

La malattia del principe e la possibile candidatura al trono

Luigi XVII ritratto per l'ultima volta alla prigione della Torre nel 1793 da Joseph-Marie Vien le Jeune.
Luigi XVII ritratto per l’ultima volta alla prigione della Torre nel 1793 da Joseph-Marie Vien le Jeune.

Tuttavia, l’utilità del bambino venne dimenticata dopo la morte di Maria Antonietta, ritenuta colpevole e ghigliottinata infine il 16 ottobre del 1793. Simons, il suo tutore, lasciò la Torre del Tempio il 19 gennaio 1794 e il bambino visitato da un medico e dichiarato in ottima salute. Due giorni dopo, ad ogni modo, la camera dove era tenuto Luigi Carlo nel Tempio venne blindata, lasciando aperta soltanto una piccola fessura nella porta per passare il cibo al prigioniero; tutti si disinteressarono delle sue condizioni di vita e di salute. La prigionia in quel luogo malsano gli provocò una forte febbre che, unita alla malnutrizione patita ed all’impossibilità di difendersi dai parassiti, minarono irreversibilmente la salute del bambino.

Robespierre si recò in visita a sua sorella Maria Teresa l’11 maggio di quell’anno, ma nessuno osò entrare nella stanza dove era tenuto il principe per i successivi sei mesi e cioè sino a quando Barras non lo visitò il 9 termidoro (27 luglio 1794), descrivendo le sofferenze del fanciullo, ma concludendone che al momento non vi era una soluzione alternativa per tenere in prigionia l’ex principe, e dispose pertanto di farlo perlomeno lavare e rivestire con abiti puliti. Anche la stanza dove era tenuto prigioniero venne fatta pulire e il principe ricevette la visita di Jean Jacques Christophe Laurent (1770–1807), un creolo vicino a Josephine de Beauharnais che venne posto al suo servizio sino al 19 dicembre 1794 quando ricevette la visita di tre commissari della Commissione di Sicurezza Generale – Jean Baptiste Harmand de la Meuse, Jean Baptiste Charles Mathieu e Jean Reverchon — i quali ad ogni modo non riportarono nulla da questo incontro.

Dopo la morte di Robespierre, furono del resto proprio personaggi come Barras a cercare per primi di normalizzare la tremenda piega che la Rivoluzione francese aveva preso col periodo del Terrore, riportando lo stato ad una sorta di normalità, pur nel necessario mutamento delle cose rispetto all’ ancien régime. Si rendeva infatti necessaria una pace coi paesi limitrofi che erano insorti in un’unica coalizione contro la Francia dopo l’esecuzione di Luigi XVI ed alcuni di essi, tra cui ad esempio, la Spagna, ponevano tra i termini del cessate il fuoco anche la liberazione e la messa in sicurezza del Delfino. I primi passi in questa direzione si iniziarono a prendere con la liberazione della sorella di Luigi XVII, Maria Teresa, che venne liberata dal Tempio e di certo si sa che la leadership repubblicana francese avviò delle trattative segrete coi monarchici per la liberazione di Luigi XVII di modo da garantirgli condizioni di vita tollerabili e un’istruzione adeguata. Ciò che si oppose alla liberazione di Luigi XVII fu probabilmente la sua giovane età che, in caso di proclamazione di una monarchia costituzionale, avrebbe necessitato di un reggente da trovarsi in un membro della famiglia Borbone, nessuno dei quali era favorevole ad accogliere uno status così mutato delle cose rispetto al governo di Luigi XVI.

La morte del Delfino

Laurent venne sostituito da Étienne Lasne il 31 marzo 1795 quale nuovo tutore per il bambino. Nel maggio di quello stesso anno il prigioniero però iniziò ad apparire molto malato e venne chiamato a visitarlo il dottor Pierre-Joseph Desault, il quale lo aveva già visitato diversi mesi prima. Desault, ad ogni modo, morì improvvisamente (forse avvelenato) il 1º giugno e venne sostituito nel suo incarico dai medici Philippe-Jean Pelletan e Jean-Baptiste Dumangin. I due medici conclusero che l’ex principe appariva talmente malato che ogni altra cura sarebbe risultata inutile. Luigi Carlo si spense l’8 giugno 1795 a causa della sua salute ormai compromessa. Il giorno successivo il dottor Pelletan compì l’autopsia sul corpo del giovane, concludendone che il principe era morto di infezione scrofolosa da tempo infestante associata ad una tubercolosi sopraggiunta in seguito. L’atto di morte di Luigi XVII venne redatto il 12 giugno 1795 (24 pratile dell’anno II secondo il Calendario rivoluzionario francese). L’originale del documento andò disperso durante l’incendio della Comune nel 1871, ma l’atto era già stato ricopiato da un archivista e l’esemplare attualmente esistente si trova presso gli Archives nationales:

Medaglia commemorativa della morte di Luigi XVII
Medaglia commemorativa della morte di Luigi XVII

« Il 24 pratile dell’anno II della Repubblica (12 giugno 1795). Atto di morte di Luigi Carlo Capeto morto i lventi di questo mese (8 giugno), alle tre del pomeriggio, di dieci anni e due mesi, originario di Versailles, nel dipartimento di Seine-et-Oise, residente a Parigi alla Torre del Tempio, quartiere del Tempio, figlio di Luigi Capeto, ultimo re dei Francesi, e di Maria Antonietta Giuseppa Giovanna d’Austria, su dichiarazione fatta nella casa comune di Etienne Lasne, dell’età di trentanove anni, suo custode al Tempio, che vive a Parigi, strada e sezione dei Diritti dell’Uomo n. 48: il dichiarante è il vicino Remi Bigot, impiegato, domicialiato a Parigi, vivente in via del Tempio n. 61: il dichiarante ha detto di essere un amico. Dato il certificato da Dusser, commissario di polizia di questa sezione, il ventiduesimo giorno di questo mese (10 giugno). Firmato: Lasne, Bigot, e Robin, pubblico ufficiale »
Il giorno 10 giugno il corpo del principe venne sepolto nel cimitero di Sainte-Marguerite, in una tomba senza nome, anche se molti sostennero che non fosse mai stato sepolto lì. Ad oggi i suoi resti risultano dispersi, verosimilmente nelle catacombe di Parigi. Sebbene la maggior parte degli autori sull’argomento abbiano in seguito riportato che la sepoltura del principe si fosse svolta in gran segreto e senza particolari cerimonie, Jeanne Louise Henriette Campan, prima cameriera della defunta Maria Antonietta scrisse nel suo diario:

« Alle sette di mattina il commissario di polizia diede ordine che il corpo del ragazzino fosse prelevato e che si procedesse quindi verso il cimitero. Era la stagione delle lunghe giornate, e pertanto la sepoltura non si svolse in segretezza e di notte come alcuni narratori male informati hanno detto o scritto; si tenne alle prime luci dell’alba e con gran concorso di popolo che già si accalcava al palazzo del Tempio. […] Il funerale entrò nel cimitero di Sainte Marguerite, non attraverso la chiesa come alcuni asseriscono, ma dal vecchio cancello del cimitero. La sepoltura venne fatta in un angolo, a sinistra, alla distanza di circa due metri e mezzo dal muro di contorno, alla medesima distanza dove dall’altra parte sorgeva una casa che poi servì da scuola. La tomba venne riempita di terra: non venne lasciata alcuna lapide né rimasero tracce della sua sepoltura! Il commissario di polizia non redasse nemmeno la dichiarazione di sepoltura. »

Il cuore del principe

Il medico legale che accertò le cause della morte del giovane Delfino, ad ogni modo, riuscì a portare illegalmente fuori dalla prigione il cuore del piccolo principe con l’intento di lucrarvi. Con la Restaurazione borbonica, il medico tentò di rivendere la reliquia dapprima a Luigi XVIII e poi a Carlo X, ma entrambi si rifiutarono di riconoscere in quello il cuore del loro nipote. Il cuore venne quindi rubato da uno degli studenti di Pelletan, il quale successivamente confessò il furto sul suo letto di morte e chiese alla moglie di restituirlo ai Pelletan. Dopo la morte del ladro, invece, la moglie decise di donare il cuore all’arcivescovo di Parigi, Hyacinthe-Louis de Quélen, il quale lo conservò nell’arcivescovado sino alla rivoluzione del 1830. Quando la cattedrale venne saccheggiata, il cuore passò di mano in mano sino a giungere in Spagna dove nel 1895 Carlo, duca di Madrid e nipote dell’arciduchessa Maria Teresa d’Asburgo-Este (1817–1886), lo ricevette ufficialmente per mano di Paul Cottin, cugino del donatore Edouard Dumont. Il cuore venne quindi trasferito al castello di Frohsdorf, presso Vienna, in Austria. Nel 1909, Jaime, duca di Madrid, figlio di Carlo, ereditò la reliquia e dopo di lui questa passò a sua sorella Beatriz, principessa Massimo, ed infine nel 1938 pervenne all’infanta Maria das Neves del Portogallo, regina consorte titolare di Spagna, Francia e Navarra. Ormai pietrificato, il cuore venne finalmente posto nella Basilica di Saint-Denis nel 1975.

Nel 2000 la reliquia del cuore di Luigi XVII, da sempre considerata autentica dai monarchici, fu oggetto di accurate analisi di DNA al fine di stabilirne l’autenticità o meno: il professor Jean-Jacques Cassiman dell’Università Cattolica di Lovanio in Belgio ed il dottor Bernd Brinkmann dell’Università tedesca di Münster compirono delle analisi sul presunto cuore di Luigi XVII, comparandone il DNA con quello dei capelli conservati di Maria Antonietta, sua madre, delle sue zie Maria Giovanna Gabriella e Maria Giuseppa, oltre che di sua nonna Maria Teresa, dimostrandone una parentela diretta per via matrilineare. Per comprovare senza dubbi l’autenticità del reperto, però, era necessario comprovare una parentela con Luigi XVI ed i suoi antenati re di Francia: il cuore del giovane principe, a differenza di quello degli altri sovrani, appare molto meglio conservato perché non aveva subito il classico trattamento d’imbalsamazione (uso di erbe aromatiche e conservazione in appositi vasi di piombo) ma era stato conservato da Pelletan semplicemente in una bottiglia d’alcool come una volgare curiosità anatomica. Il suo DNA è stato dunque confrontato con quello di altre persone con lui imparentate e con quello degli attuali discendenti dei Borboni.

La teoria della fuga ed i “falsi delfini”

Luigi XVII nelle vesti di re di Francia
Luigi XVII nelle vesti di re di Francia

Il mistero che circondò la morte di Luigi XVII contribuì alla comparsa di numerosi “falsi delfini” già all’inizio dell’Ottocento. Si andò infatti diffondendo la leggenda che Luigi Carlo fosse stato liberato dalla prigione ed al suo posto fosse stato messo un bambino muto, non in grado quindi di difendersi a parole e facilmente spacciabile per il figlio dell’ex sovrano. Altri ancora, come il romanziere francese Jean-Joseph Regnault-Warin, nel suo Le Cimetière de la Madeleine pubblicato nel 1800, sostennero una teoria ancora più strabiliante: secondo la trama esposta nel romanzo, un gruppo di monarchici inviati dai generali François Athanase Charette de La Contrie e Louis de Frotté riuscì ad irrompere nella torre con un trucco ed a sostituire il giovane principe con un orfanello riempito di oppio che venne lasciato a prendere il posto del vero Delfino. Quest’ultimo, nascosto all’interno di un “cavallo di legno” in miniatura che il gruppo si era portato con la scusa di farne dono all’illustre imprigionato, venne liberato dalla prigione. Gli storici o scrittori di questo genere si divisero dunque in due fazioni: gli “evasionisti” (ovvero coloro che optavano per un’evasione riuscita che portò Luigi XVII fuori di prigione) ed i “sopravvissutisti” (ovvero coloro che ritenevano che Luigi XVII fosse stato effettivamente poi liberato dai repubblicani).

Queste voci vennero favorite anche dal fatto che nel corso delle riesumazioni dei resti delle persone sepolte nel cimitero di Sainte-Marguerite nel 1846 e poi nel 1894, vennero ritrovati i resti di un bambino con tracce di un’autopsia di altezza pari a 1,63 m., mentre altri esperti dissero che il cadavere apparteneva ad un ragazzo di età superiore ai sedici anni e di morfologia diversa da quella di Luigi XVII Molti di questi mistificatori che si spacciavano per il redivivo principe di Francia erano avventurieri alla ricerca di un appannaggio reale per vivere di rendita ed uno di questi fu addirittura incontrato anche da Silvio Pellico, durante il suo periodo di prigionia nelle carceri di Milano. Tra i casi più celebri di supposti delfini citiamo l’ufficiale di marina e architetto francese Pierre Benoît (attivo a Buenos Aires), un certo Hébert noto col nome di “Barone di Richemont”, il francese Jean-Marie Hervagault, l’orologiaio prussiano Karl-Wilhelm Naundorff, il ciabattino francese Mathurin Bruneau, il pastore irochese Eliézer Williams, il musicista inglese Augustus Meves, il celebre naturalista John James Audubon e persino Louis Pierre Louvel, assassino del cugino di Luigi XVI. La storia misteriosa del giovane Luigi XVII interessò autori come G. Lenotre, André Castelot, Alain Decaux, Georges Bordonove e Jacques Soppelsa che scrissero romanzi e piéces teatrali ispirate alle sue vicende.

La successione

Dopo la caduta di Napoleone I nel 1814, salì sul trono di Francia lo zio di Luigi XVII (fratello di Luigi XVI) col nome di Luigi XVIII. Questa scelta fu all’epoca estremamente singolare dal momento che considerava legalmente costituita la nomina del Delfino a sovrano di Francia dopo la morte del padre nel 1793 e quindi era naturale che il suo successore dovesse disporre del nominale “XVIII”. Questa continuità al trono di Francia dove i Borboni erano stati in grado di ritornare anche dopo la rivoluzione, di fatto, disconosceva sia il governo repubblicano sia il Primo impero francese napoleonico, immaginando dunque un’ideale continuità tra il governo dell’ ancien régime ed il governo della Restaurazione.

Tra le prime disposizioni di Luigi XVIII, oltre a cercare di radunare le ossa disperse dei sovrani di Francia dopo la profanazione della basilica di Saint-Denis, diede disposizioni perché tramite le testimonianze scritte e orali si cercasse di ritrovare il corpo del giovane Luigi XVII sepolto al cimitero della Madaleine, ma ogni tentativo rimase vano.

Le esequie del 2004

Il cuore di Luigi XVII (ultima parte del suo corpo rimasta integra) ha ricevuto l’8 giugno 2004, dopo duecentonove anni dalla morte e quattro esami del DNA che ne hanno accertato l’autenticità, una messa funebre solenne e la successiva traslazione nella Basilica di Saint-Denis, vicino Parigi, dove sono conservati i corpi e i cuori dei suoi antenati re di Francia. La cerimonia, officiata da Christian-Philippe Chanut, elemosiniere della casa dei Borbone di Francia, si svolse alla presenza di numerosi membri dell’aristocrazia francese, del sindaco di Parigi e del nunzio apostolico in Francia, nonché del pretendente al trono di Francia, Enrico d’Orléans. A margine del rito, si sono svolti numerosi convegni che hanno affrontato specialmente il tema della violenza psicologica esercitata sui bambini nel corso della storia.

Il Ministero della Cultura francese ha sancito che le spese di traslazione del cuore del principe, pari a 1,50 euro circa, fossero addebitate interamente all’Istituto della Maison Bourbon, diretto appunto dagli attuali discendenti di Luigi XVII e membri della famiglia reale dei Borbone di Francia.

La sua tomba è ancora oggi meta di costanti pellegrinaggi da parte dei monarchici e dei tradizionalisti francesi che vedono nella figura del giovane Delfino il primo eroico baluardo di fronte alle ideologie violente che sarebbero nate dalla Rivoluzione francese.

Ascendenza

luigi XVII

 

Lettera di Luigi XVII

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