Carlo Giovanni XIV di Svezia

1763 - 1844

Carlo Giovanni XIV di Svezia
Nazione: Francia

ID: 2481

Jean-Baptiste Jules Bernadotte (Pau, 26 gennaio 1763 – Stoccolma, 8 marzo 1844) è stato un generale francese, divenuto poi Maresciallo del Primo Impero francese, Principe di Pontecorvo e quindi Re di Svezia e di Norvegia come Carlo XIV Giovanni di Svezia e Carlo III Giovanni di Norvegia.

Di origini borghesi, coraggioso e di imponente presenza fisica, si dimostrò acceso fautore delle istanze giacobine durante la Rivoluzione francese e prese parte come generale alle guerre rivoluzionarie francesi, dimostrandosi valente comandante sul fronte tedesco e su quello italiano. Entrato ben presto in contrasto, anche per motivi personali, con il generale Napoleone Bonaparte, venne coinvolto in intrighi contro il Primo console, da cui peraltro fu elevato al titolo di maresciallo di Francia nel 1804.
Partecipò a gran parte delle guerre napoleoniche, ma nel 1809 venne destituito da Napoleone, e quindi accettò di divenire principe ereditario di Svezia svolgendo una politica di autonomia dalla Francia. Nel 1812 entrò in campo nella sesta coalizione contro Napoleone e, alla testa delle truppe svedesi, giocò un ruolo importante nella campagna di Germania del 1813 e nella battaglia di Lipsia, combattendo contro i suoi antichi commilitoni. Nel 1818 divenne re di Svezia e di Norvegia.

carlo XIVBiografia

« E dire che io fui un tempo maresciallo di Francia e ora sono soltanto il re di Svezia! »
(Parole pronunciate da Bernadotte alla notizia che le ceneri di Napoleone Bonaparte erano state riportate in Francia dall’isola di Sant’Elena)

Gli inizi e il periodo rivoluzionario

Figlio di un avvocato, dopo aver ricevuto un’incompleta formazione come fattorino del tribunale, all’età di 17 anni gli morì il padre, per cui per necessità e per spirito d’avventura abbracciò la carriera militare, arruolandosi come semplice soldato nel 1780 nell’esercito del re di Francia. Combatté in India e fu ferito e fatto prigioniero dagli Inglesi a Gondeloä nel corso di una guerra fra popolazioni locali. Al conflitto partecipavano, appoggiando da parti opposte i contendenti con truppe e rifornimenti, Francia e Gran Bretagna.

Allo scoppio della Rivoluzione francese Bernadotte era ancora sergente, dato che un militare senza un titolo nobiliare non poteva aspirare a diventare ufficiale. Nell’esercito repubblicano le regole cambiarono e Bernadotte diventò ufficiale di carriera. Dopo essersi distinto nell’Armata del Reno e in quella della Sambre e della Mosa, fu nominato sul campo di battaglia generale di brigata dal generale Jean-Baptiste Kléber (1794). Solo due mesi dopo venne promosso generale di divisione e combatté sotto il comando di Jourdan nella battaglia di Fleurus (26 giugno 1794).

La campagna d’Italia

Incaricato di portare in Italia 20.000 uomini dell’armata della Sambre e della Mosa a Napoleone Bonaparte, rivaleggiò in ardore con il giovane generale còrso e sebbene provasse per lui poca simpatia, sospettando i progetti ambiziosi di quest’ultimo, si sottomise al suo potere. Prese parte al passaggio del Tagliamento, s’impadronì di Trieste, e dopo la campagna presentò al Direttorio le bandiere tolte al nemico.

Dopo il 4 settembre 1797, Colpo di Stato del 18 fruttidoro, ottenne il comando della piazzaforte di Marsiglia, ma a causa della ripugnanza che provava per le misure violente prese a seguito dei disordini in questa parte della Francia, rinunciò al posto e ritornò nell’armata d’Italia.

Nel febbraio 1798, dopo il Trattato di Campoformio, fu inviato come ambasciatore francese a Vienna dove non brillò certo nella diplomazia. In particolare provocò delle manifestazioni ostili per aver inalberato la bandiera tricolore sul palazzo dell’ambasciata: non ricevendo le scuse ufficiali, lasciò l’Austria ad aprile dello stesso anno. Il 17 agosto 1798 sposò Désirée Clary, ex fiamma di Napoleone Bonaparte, sorella di Marie-Julie Clary, che era la moglie di Giuseppe Bonaparte del quale divenne cognato entrando così a far parte della “parentela” dello stesso Napoleone.

Ministro della Guerra

Assunto il comando dell’armata nel 1799, ricevette l’ordine di passare il Reno per bloccare Philisbourg, ma i rovesci dell’armata francese in Italia e in Germania lo costrinsero a rinunciare ai suoi piani.

Nominato ministro della guerra dal 3 luglio al 14 settembre 1799 grazie all’influenza di Paul Barras, cercò di ripristinare lo zelo delle armate francesi con misure drastiche e in due mesi riorganizzò i servizi che si trovavano in uno stato deplorevole. Egli aveva già richiamato la vittoria sotto le sue bandiere quando fu messo da parte a causa di un intrigo di Emmanuel Joseph Sieyès, membro del Direttorio: a torto o a ragione gli furono attribuiti molti fatti che provocarono il malcontento e lo obbligarono a dare le dimissioni poco prima del colpo di Stato del 18 brumaio, cioè 9 novembre 1799.

Si ritirò quindi in campagna e, sollecitato da Napoleone, non si pronunciò apertamente a favore del colpo di Stato: la freddezza, che già era presente fra i due, aumentò. Egli fu tuttavia trattato molto bene da Bonaparte, essendo Bernadotte cognato di Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone. Entrò nel Consiglio di Stato e accettò il comando dell’armata della Vandea nel 1800: con le sue abili disposizioni riuscì a impedire lo sbarco dei Britannici a Quiberon e a ristabilire la tranquillità nel paese.

Si trovò invischiato nella «cospirazione dei libelli», detta anche «cospirazione del pot de beurre» organizzata dal suo capo di stato maggiore generale Édouard François Simon. Joseph Fouché soffocò lo scandalo, ma Bernadotte fu privato del comando.

L’Impero

Dopo la pace di Lunéville Bernadotte fu nominato ambasciatore negli Stati Uniti d’America ma la ripresa delle ostilità gli impedì di recarsi sul posto. Nel 1804 venne inviato ad Hannover come governatore generale e ricevette il bastone da Maresciallo dell’Impero al momento della prima istituzione. Formò in questo paese un corpo d’armata alla testa del quale partecipò a molti fatti d’arme: così, nel 1805, ristabilì il principe elettore di Baviera Massimiliano I a Monaco e conquistò Salisburgo.

Successivamente partecipò alla battaglia di Ulma che si concluse con l’accerchiamento e la resa dell’armata austriaca. Nella battaglia di Austerlitz comandava il I Corpo d’armata posto al centro dello schieramento francese con l’incarico di far fronte agli assalti dei Russi. Più volte i suoi interventi risultarono importanti per la vittoria di Napoleone.

Il 5 giugno 1806 fu nominato Principe di Pontecorvo. Quello stesso anno, durante la guerra della quinta coalizione, comandò il I corpo d’armata ma nel giorno delle battaglie di Jena e Auerstädt (14 ottobre 1806) fece solo degli avanti-indietro tra i due campi di battaglia senza quasi parteciparvi, giustificando piuttosto debolmente la sua condotta con un presunto e improbabile ritardo nel ricevere gli ordini dell’Imperatore. La sua condotta fu tale che Napoleone stava quasi per farlo tradurre davanti a un tribunale militare, ma poi l’Imperatore recedette dal proposito.

Napoleone diede ordine ai suoi comandanti d’incalzare i Prussiani in rotta e Bernadotte si lanciò all’inseguimento delle truppe in ritirata per cancellare la pessima figura di Jena-Auerstädt. Raggiunse le truppe prussiane del principe di Wuerttemberg ad Halle (16 ottobre 1806), diede battaglia e le sconfisse duramente, quindi inseguì i Prussiani di Blücher fino a Lubecca (5 novembre 1806), ove una parte delle truppe di Blücher che lì si erano rifugiate non riuscì a impedire la conquista della città da parte dei francesi di Bernadotte, nonostante questi si trovasse in inferiorità numerica. Blücher, riparato nella vicina Ratkau con altri 10.000 prussiani, si arrese successivamente a Bernadotte.

Questi catturò anche un’intera divisione svedese inviata a Lubecca da Gustavo IV di Svezia in aiuto alle truppe della coalizione. I soldati francesi, nonostante gli sforzi dei loro generali per impedirlo, si diedero al saccheggio della città anseatica commettendo numerose atrocità contro i nemici arresi. In questo frangente Bernadotte si adoperò per proteggere i vinti, in particolare gli ufficiali e le truppe svedesi. Il suo comportamento risultò poi importante per la scelta della sua persona come successore al trono di Carlo XIII di Svezia.

In occasione della battaglia di Eylau (8 febbraio 1807) incorse in un secondo sfortunato incidente con Napoleone : i messaggeri incaricati di portargli gli ordini dell’Imperatore vennero catturati dai cosacchi, per cui l’ignaro e incolpevole Bernadotte giunse a Eylau a battaglia terminata, scatenando nuovamente le ire dell’Imperatore che fece di lui il capro espiatorio della cattiva conclusione della battaglia. Il 5 giugno venne ferito alla testa durante un combattimento sul fiume Passarge e questo fatto gli impedì di partecipare alla successiva battaglia di Friedland (14 giugno 1807).

Dopo la guarigione venne nominato governatore delle città anseatiche e fu incaricato di agire contro gli svedesi ma sospese le ostilità quando apprese che una rivoluzione in Svezia aveva cacciato dal trono Gustavo IV Adolfo di Svezia, il solo ostile alla Francia (13 marzo 1808). Questa condotta leale gli fece guadagnare la stima degli Svedesi ma pare destò il malcontento in Napoleone Bonaparte del quale contrariava i progetti. Inoltre Napoleone lamentò che Bernadotte non aveva brillato sui campi di battaglia: era stato inattivo ad Auerstädt ed era per di più giunto in ritardo alla battaglia di Eylau, mentre in giugno si era lasciato sfuggire il corpo di spedizione spagnolo del generale La Romana, imbarcato dai britannici a Gothemburg per portarli a combattere agli ordini del generale Arthur Wellesley nel sud della Spagna contro i francesi che avevano invaso quel paese.

Dopo la pace di Tilsit comandò fino al 1809 l’armata d’occupazione della Germania settentrionale. Alla rottura dei rapporti fra Austria e Francia assunse il comando del IX corpo d’armata, composto in gran parte da Sassoni. Nella battaglia di Wagram (5-6 luglio 1809) il primo giorno venne respinto dalle truppe austriache e si attestò nel villaggio di Aderklaa, una posizione strategica che il giorno successivo abbandonò senza avvisare il comando. Napoleone, appreso il fatto, andò su tutte le furie, ordinò di mantenere la posizione a tutti i costi, ma Bernadotte, investito dalle truppe dell’arciduca austriaco, si trovò a dover cercare di ricompattare le sue truppe disperse. In quel frangente incontrò casualmente l’Imperatore che lo destituì sul campo. Era in piena disgrazia quando la fortuna volle che gli venisse offerto il trono di Svezia.

Principe di Svezia

Gli emissari della corte del Re Carlo XIII di Svezia, dopo una concordata decisione, e ovviamente dopo aver contattato discretamente l’interessato, svilupparono il progetto di fare assumere al Maresciallo di Francia l’incarico di sovrano di Svezia. La motivazione di tale decisione da parte della corte svedese derivò dal fatto che re Carlo XIII, ultimo sovrano regnante della casata Holstein-Gottorp, non aveva eredi.

Un tale tipo di progetto fu e rimase alquanto inusuale nella storia delle investiture al trono. In verità la decisione fu presa in seguito alla pesantissima crisi politica del casato Holstein-Gottorp, che aveva persino portato a un incruento colpo di Stato, senza risolvere la situazione.

Perfezionato l’accordo, alla sola condizione di abiurare formalmente la religione cattolica a favore di quella riformata/protestante (lo scopo era di evitare conflitti religiosi che avevano travagliato per secoli il regno di Svezia), fu considerato legalmente “adottato dal Re” allo scopo d’istituire una continuità nella monarchia.

Il 21 agosto 1810 gli Stati Generali ad Örebro elessero Bernadotte principe ereditario di Svezia, assumendo il nome di Carlo Giovanni, il quale iniziò ad occuparsi progressivamente dei problemi del paese. Tra le sue prime azioni di governo ci fu l’adesione alla politica di Napoleone del Blocco Continentale, poi dal 1811 assunse di fatto l’effettiva direzione del regno come reggente.

Probabilmente iniziato massone in Francia verso il 1785-1786 nella Loggia “La Tendre Fraternité”, oppure in una loggia militare, diventò Gran Maestro della Massoneria svedese nel 1811, un anno dopo essere stato eletto principe ereditario.

Nel 1812 emanò un decreto che aprì i porti della Svezia al commercio con tutte le nazioni, rompendo il blocco.

Prima che Napoleone attaccasse Mosca, Bernadotte occupò la Finlandia, restituendola alla Svezia (proprio la perdita della Finlandia aveva originato la crisi politica degli Holstein-Gottorp), e poi marciò su San Pietroburgo, ma poiché le truppe francesi entrarono arbitrariamente nei territori facenti parte del Regno di Svezia, il principe Carlo Giovanni ruppe i rapporti con Napoleone ritenendosi libero da ogni vincolo con quest’ultimo.

Con un’attenta analisi della situazione politica e allettato dalla promessa inglese della cessione della Guadalupa, il principe Carlo Giovanni favorì l’ingresso della Svezia nella sesta coalizione antifrancese nel luglio 1813, non senza però aver tentato tutto il possibile per convincere Napoleone della pericolosità della situazione in cui si stava cacciando.

Assunse quindi il comando dell’Armata Germanica del Nord con il titolo di Generalissimo sbarcando a Stralsund con 30.000 soldati svedesi. Il corpo d’armata del generale Friedrich Wilhelm von Bülow, sotto il suo comando (e, pare, anche contro il suo parere) sconfisse il generale Oudinot a Großbeeren il 23 agosto 1813, ed anche il maresciallo Ney nella battaglia di Dennewitz del 6 settembre 1813. Infine il principe Carlo Giovanni ebbe una parte decisiva nella vittoria degli eserciti coalizzati nella battaglia di Lipsia.

Disceso con il suo esercito lungo il fiume Elba, si impadronì della città di Lipsia e si diresse poi verso l’Holstein, ove costrinse il Re di Danimarca a firmare la pace di Kiel (14 gennaio 1814) con la quale la Norvegia venne ceduta alla Svezia. Si diresse quindi lentamente verso la Francia, ma la pace di Parigi gli risparmiò l’attraversamento del Reno, evitandogli di invadere il proprio paese.

Si disse che fosse stato tentato dall’idea di ottenere il trono di Francia, ma la Restaurazione, successiva al Congresso di Vienna, prevedeva il ritorno dei casati preesistenti, e quindi evitò accuratamente di interferire con il rientro dei Borbone a Parigi .

La Svezia fu ricompensata per il suo intervento militare contro Napoleone con il riconoscimento dell’annessione della Norvegia.

Quando Napoleone rientrò in Francia dopo il suo esilio all’isola d’Elba, nel 1815 il principe Carlo Giovanni rifiutò di aderire alla nuova e ultima coalizione contro Bonaparte, il quale fu sconfitto poi definitivamente presso Waterloo.

Re di Svezia e di Norvegia

Il 5 febbraio 1818 alla morte di Carlo XIII di Svezia, il principe Carlo Giovanni divenne Re di Svezia e di Norvegia (la Norvegia si staccherà dalla Svezia nel 1905) prendendo rispettivamente il nome di Carlo XIV Giovanni di Svezia e Carlo III Giovanni di Norvegia.

Dopo le campagne militari il sovrano decise di dedicarsi solo a misure finalizzate allo sviluppo economico dei due regni, ai quali fu concessa un’ampia autonomia. Ne beneficiarono la pubblica istruzione, l’agricoltura, l’industria e i commerci. Fu favorita la costruzione del canale di Göta (aperto il 26 settembre 1832) che unì per la prima volta l’Oceano Atlantico al Mar Baltico.

Re Carlo XIV/III Giovanni assunse il motto: Folkets kärlek min belöning (“L’amore del mio popolo è la mia ricompensa”), fatto che non commosse gli Svedesi più di tanto ed ancor meno i Norvegesi, che si ritenevano defraudati della libertà essendo essi passati dal dominio danese, che durava da 400 anni, a quello svedese. All’amministrazione pubblica fu imposto l’uso del francese, mentre il re si rifiutò d’imparare lo svedese e tanto meno il norvegese.

Di lui si narra l’aneddoto (peraltro mai confermato) che durante tutto il suo regno non abbia mai permesso ad alcun medico di esaminargli il petto. La spiegazione si sarebbe avuta dopo la sua morte, quando in occasione della toeletta funebre fu scoperto un tatuaggio sul petto che diceva: «Morte ai Re», tatuaggio che si sarebbe fatto fare all’epoca degli ardori giovanili rivoluzionari .

Ascendenza

carlo XIV