Federico II di Prussia

1712 - 1786

Federico II di Prussia
Nazione: Germania

ID: 2359

Autografi

Federico II di Hohenzollern, detto Federico il Grande, in tedesco Friedrich der Große (Berlino, 24 gennaio 1712 – Potsdam, 17 agosto 1786), fu re di Prussia dal 1740 alla sua morte.

Figlio del re di Prussia Federico Guglielmo I (1688–1740) e di Sofia Dorotea di Hannover (1687–1757), fu uno dei personaggi più importanti e rappresentativi del suo tempo, incarnando l’archetipo settecentesco del monarca illuminato. La sua complessa azione di governo del suo Stato si svolse sul piano politico e militare, su quello dell’economia e dell’amministrazione statale ed anche nel campo dello sviluppo delle scienze e delle arti. Il sovrano fu egli stesso un musicista e un intellettuale di stampo illuminista, seppur controverso per alcuni dei suoi atti politici, e ricevette il soprannome di re filosofo.

Con una politica espansionistica e con una serie di guerre aggressive il sovrano seppe far crescere nel corso di pochi decenni il piccolo regno prussiano da potenza di dimensioni regionali ad una delle principali potenze europee. Condottiero del suo esercito, da lui rafforzato e preparato, abile stratega e tattico, Federico fu uno dei maggiori capi militari della storia, molto apprezzato dai suoi soldati, da cui era soprannominato der alte Fritz, “il vecchio Fritz.

Biografia

Gli anni giovanili

Federico come principe ereditario in un ritratto del 1739.
Federico come principe ereditario in un ritratto del 1739.

Federico II, figlio del re Federico Guglielmo I di Prussia e di sua moglie, la regina consorte Sofia Dorotea di Hannover, nacque a Berlino il 24 gennaio 1712. Federico Guglielmo I era conosciuto popolarmente per essere un “re-soldato”, sviluppando un forte esercito e costituendo i famosi Granatieri di Potsdam, incoraggiando inoltre un governo centralizzato con assoluta autorità autocratica. La madre di Federico, Sofia, era una donna cortese, carismatica e molto acculturata, figlia dell’elettore Giorgio Luigi di Brunswick-Lüneburg, erede della regina Anna di Gran Bretagna. Successivamente, Giorgio succedette alla regina Anna col nome di re Giorgio I di Gran Bretagna nel 1714.

La nascita di Federico venne accolta da suo nonno con inaspettato piacere, dal momento che già due dei suoi nipoti erano morti in tenera età. Federico Guglielmo desiderava che i suoi figli e figlie non venissero educati con i trattamenti riservati ai regnanti, ma a quelli del popolo. Federico venne allevato dalla nobildonna francese Madame de Montbail assieme ai suoi fratelli e sorelle. Federico così facendo crebbe in un ambiente protestante (la Montbail era ugonotta) ed imparò contemporaneamente il francese ed il tedesco. Il padre, Federico Guglielmo I di Hohenzollern, immaginava però il figlio pieno di entusiasmo per la vita militare, desideroso di servire la patria come il più umile dei sudditi, per questi motivi l’istruzione del figlio venne improntata alla massima severità, con lo studio della matematica, dell’economia politica, della lettura della Sacra Scrittura e con faticosi esercizi fisici.

Ma il figlio aveva ben altre aspirazioni: egli infatti era intelligente e colto, amante delle letture ed egli stesso scrittore, passioni queste che vennero coltivate segretamente con l’aiuto della sorella Guglielmina e del precettore, il calvinista francese Duran de Jandun, e che raffinarono maggiormente il suo animo in contrapposizione con la vita austera e militaresca della corte berlinese. Ben presto fra padre e figlio nacque una certa ostilità e il padre vietò al giovane di leggere i libri e di suonare il flauto, una delle sue grandi passioni. Federico odiava il padre e scriveva sempre lettere alla sorella prediletta, Guglielmina.

Principe ereditario

Nel 1732, la regina Sofia Dorotea tentò di organizzare un doppio matrimonio tra Federico e la principessa Amelia Sofia di Gran Bretagna e tra Guglielmina (sorella di Federico) e Federico, principe di Galles. Entrambi gli sposi erano inglesi, figli di suo fratello Giorgio II di Gran Bretagna. Temendo una così stretta alleanza tra Prussia e Gran Bretagna che avrebbe cambiato gli equilibri europei, il feldmaresciallo Friedrich Heinrich von Seckendorff, ambasciatore austriaco a Berlino, convenne con il ministro della guerra prussiano feldmaresciallo von Grumbkow e con l’ambasciatore prussiano a Londra, Benjamin Reichenbach. L’accordo finale che ne scaturì per tentare di rompere questi legami, furono delle pretese presentate da Federico Guglielmo sull’acquisizione del ducato di Jülich-Berg che portarono al collasso delle proposte matrimoniali.

Federico trovò un grande alleato nella sorella Guglielmina, la quale gli rimase accanto per tutta la sua vita, oltre a coltivare una grande amicizia col paggio del re, Hans Hermann von Katte. Guglielmina riportava nei suoi diari “i due sono divenuti inseparabili. Katte è intelligente, ma non ha educazione. Egli serve mio fratello in ogni suo desiderio con reale devozione, e lo tiene informato di tutte le azioni del re.”

Federico però era esasperato dalla vita di famiglia e dallo stringente rapporto col padre al punto che decise di fuggire in Inghilterra con l’aiuto di due complici approfittando di un viaggio in Germania. Ma fu scoperto e punito duramente dal padre, che istituì un processo e minacciò addirittura di farlo giustiziare. Il futuro sovrano fu salvato dall’intervento dell’Imperatore Carlo VI d’Asburgo. L’intervento imperiale non impedì al padre di rinchiuderlo nella fortezza di Küstrin e di giustiziare il migliore amico del giovane principe, il fedele Katte, alla cui decapitazione fu costretto ad assistere (l’altro complice riuscì a fuggire). Da questo momento Federico cominciò a desiderare seriamente la morte del padre.

Matrimonio e vita personale

La moglie Elisabetta Cristina di Brunswick-Bevern.
La moglie Elisabetta Cristina di Brunswick-Bevern.

Per Federico fu il momento dunque di pensare al matrimonio e già suo padre aveva preventivato un’unione con Elisabetta di Meclemburgo-Schwerin, nipote della zarina Anna di Russia, ma questo piano venne largamente osteggiato dal principe Eugenio di Savoia. Federico stesso si propose di sposare Maria Teresa d’Austria in cambio della rinuncia ai suoi diritti di successione sul trono prussiano, ma il principe Eugenio alla fine persuase Federico a sposare Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel-Bevern, protestante ed imparentata anche con gli Asburgo, figlia del duca di Brunswick-Lüneburg (1680 – 1735) e di Antonietta Amalia di Brunswick-Wolfenbüttel (1696 – 1762).

Il 10 marzo 1732 Federico, grazie ai buoni uffici del plenipotenziario austriaco presso il padre Federico Guglielmo I a Berlino, conte Friedrich Heinrich von Seckendorff, si fidanzò ufficialmente con la principessa Elisabetta Cristina. Federico II e Cristina si sposarono poi il 12 giugno 1733 nel Castello di Salzdahlum (Bassa Sassonia) ma il matrimonio non fu felice: la coppia non ebbe figli e presto i due si separarono di fatto al punto che Federico stesso scrisse in una lettera alla sorella: “tra noi non può esservi né amicizia né tantomeno amore”. Quando Federico ascenderà al trono nel 1740 egli giungerà addirittura a proibire ad Elisabetta Cristina di recarsi in visita alla corte di Potsdam, garantendole invece la residenza del Palazzo di Schönhausen oltre ad alcuni appartamenti al Berliner Stadtschloss. Molti studiosi hanno ipotizzato che il re prussiano fosse segretamente omosessuale, portando a supporto della tesi il difficile matrimonio, l’assenza di figli o di amanti famose di Federico, nonché le forti amicizie maschili del sovrano con Katte e con Jean-Baptiste Boyer d’Argens; sono note anche delle allusioni fatte da conoscenti e corrispondenti come Voltaire con cui ebbe un rapporto altalenante, giungendo a farlo anche arrestare.

Il regno (1740–1786)

« Spero che i posteri, per cui scrivo, sapranno distinguere in me il filosofo dal principe, l’uomo integro dal politico. »
(Federico II)

La vita militare che tanto aveva impegnato Federico Guglielmo alla fine gli procurò non pochi problemi a cavalcare, ed inoltre era ingrassato notevolmente. Il 31 maggio 1740, con soddisfazione del figlio, il “re soldato” morì al castello di Potsdam e venne sepolto il 4 giugno di quello stesso anno nella chiesa della stessa cittadina.

Prima della sua ascesa al trono, D’Alembert scrisse a Federico: “i filosofi e gli uomini di lettere in tutte le terre hanno sempre somigliato a voi, Sire, così come le loro terre ed i loro modelli”. Quando dunque Federico ascese al trono come “Re in Prussia” nel 1740, la Prussia consisteva in una serie di territori sparpagliati tra cui Cleves, Mark e Ravensberg nella parte occidentale del Sacro Romano Impero; il Brandeburgo, Vorpommern e la Pomerania nella parte est dell’Impero; il Ducato di Prussia era posto fuori dai confini imperiali, al confine con la Confederazione polacco-lituana. Egli ottenne il titolo di Re in Prussia dal momento che la sua sovranità era formalmente sottoposta a quella dell’Imperatore del Sacro Romano Impero ma egli si dichiarò di fatto Re di Prussia dal 1772 quando espanse i confini del proprio Stato.

I conflitti

Ritratto giovanile di Federico II.
Ritratto giovanile di Federico II.

L’obbiettivo di Federico giunto al governo fu quello di modernizzare e unire i suoi possedimenti, vulnerabili e distanti tra loro. Combatté sino alla fine della sua vita contro gli Asburgo d’Austria, che detenevano da secoli il controllo del Sacro Romano Impero ed ostacolavano l’espansionismo prussiano. Federico II riuscì in buona misura nell’intento di far diventare la piccola Prussia la quinta grande potenza europea, utilizzando le risorse che suo padre aveva coltivato frugalmente negli anni.

Difesa delle conquiste e rafforzamento dello stato

Federico II passò il resto della sua vita a difendere quel territorio che in quasi trent’anni di guerre era riuscito a conquistare. La sua salute, già insidiata dalla gotta, ricevette un duro colpo nel 1785 quando, durante un’ispezione in Slesia, per dare un esempio ai suoi soldati rimase sei ore a cavallo sotto la pioggia. Fu colpito anche da un ictus, ma si riprese e continuò a lavorare nel suo castello di Sans-Souci a Potsdam.

Agli occhi dei contemporanei Federico II apparve come il più tipico esempio di “sovrano illuminato”. A dargli questa fama non furono solo il suo impegno personale come scrittore di opere storiche e politiche (scritte in francese) e la sua amicizia e corrispondenza con Voltaire e altri philosophes, ma anche le riforme in campo giudiziario ed educativo che attuò durante il suo regno. Per primo in Europa infatti, nel 1763, il re di Prussia introdusse l’istruzione elementare obbligatoria che, anche se fu la sua unica vera riforma in merito, fu comunque molto innovativa per quei tempi.

Altro grande successo in materia fu l’aver portato l’Accademia di Berlino da uno stato di decadimento totale ad uno di grande splendore, sia grazie all’introduzione di dotti illuministi francesi (anche se a scapito dei maestri tedeschi che, pur essendo in certi casi più preparati, non venivano comunque ammessi), sia attraverso la modernizzazione dei piani di studi, portata avanti grazie all’abolizione di materie antiquate e all’inserimento di nuove. Nell’Accademia, tra l’altro, vigeva una completa libertà di opinione, cosa, anche questa, rivoluzionaria per quell’epoca. Fu un grande appassionato di musica e un buon compositore di sinfonie e musiche da camera; fondò una cappella musicale a Berlino e la capitale divenne il principale centro musicale germanico.

Semplificò anche il sistema giudiziario, approntando un codice di procedura e un codice civile (1754-51 – ma l’opera di uniformazione sarà completata solo nel 1781) che introdussero il moderno stato di diritto, promossero la formazione di una magistratura di carriera, snellirono i processi, abolirono la tortura e riconobbero maggiori diritti all’accusato. Intervenne anche in materia economica, favorendo lo sviluppo delle attività manifatturiere e l’incremento della colonizzazione contadina delle province orientali, riuscendo a far trasferire in Prussia circa 500.000 nuovi abitanti, corrispondenti a poco più di 57.000 famiglie.

Grande successo ebbe la sua riforma agraria, che permise, grazie all’introduzione dei magazzini statali, di evitare le carestie, nutrire i soldati durante le campagne evitando i saccheggi, e di controllare il prezzo del grano, rendendolo così non più dipendente dal sistema monetario olandese. Fu Federico II di Prussia, tra l’altro, ad introdurre la patata nell’alimentazione tedesca, prima della guerra dei sette anni (1756). Incentivò la coltura del tubero in grazia del suo elevato rendimento: questo gli permise di poter nutrire tutti i suoi soldati nelle campagne belliche a venire. Inoltre migliorò le tecniche di coltivazione, bonificò e disboscò numerosi terreni, aumentando così notevolmente la produzione agricola. Per quanto riguarda il settore industriale, egli riuscì prima di tutto a portare le industrie già esistenti (come quelle della seta e della lana) da livelli di scarsa produttività a un buono stato di prosperità; inoltre gettò le basi di nuovi rami industriali che ebbero grande sviluppo in seguito, come l’industria mineraria in Slesia. Portò inoltre il livello di produzione all’incirca a 29 milioni di talleri l’anno e trasformò il bilancio statale da passivo ad attivo, con un surplus di 3 milioni di talleri annuali.

In campo commerciale, egli cercò di limitare al massimo l’importazione di prodotti da paesi stranieri, principalmente dalla Sassonia, ristabilendo antiquati sistemi di tariffe doganali sull’Elba, ma nel complesso ebbe uno scarso successo. Ne ebbe molto invece il suo tentativo di valorizzare l’Oder, unico fiume che scorreva interamente in Prussia per tutto il suo tratto navigabile: esso infatti fu liberato da antichi diritti di scalo e altri ostacoli al traffico, ne fu regolata la corrente e drenato l’estuario; a ciò si aggiunse anche la costruzione di numerosi canali che unirono tra di loro i fiumi. Tutto questo, senza dubbio, incoraggiò il commercio, quanto meno nella parte orientale del paese.

Infine, nell’ambito fiscale, riuscì a rendere la moneta prussiana indipendente dai mercati esteri (in particolare da quello olandese) grazie alla creazione di una Banca di Stato, e a creare una solida riserva nelle casse statali (più di 51 milioni di talleri, quando al momento della sua ascesa al trono non superava i 10 milioni). Federico fu anche un monarca illuminato e, oltre che in ambito giudiziario, questo si fece sentire anche in campo religioso, ove egli introdusse i principi di tolleranza, dandone prova in diverse occasioni, come quando diede asilo ai Gesuiti o quando donò ai cattolici la cattedrale di Sant’Edwige, e in ambito politico, dove allontanò i nobili dall’amministrazione pubblica e cercò di migliorare le condizioni di vita dei contadini, riuscendovi nei domini statali, ma meno nei feudi signorili.

Ma naturalmente, come i sovrani prussiani prima e dopo di lui, potenziò notevolmente l’esercito. Esso assorbiva l’80% delle finanze dello Stato. Immettendo nelle gerarchie più alte dell’apparato militare elementi appartenenti alla nobiltà, Federico riuscì nell’impresa di trasformare la nobiltà in un’aristocrazia militare profondamente legata al suo principe. Federico II quindi si preoccupò di rafforzare la macchina bellica prussiana riuscendo a portarla alla fine del suo regno ad un totale di 195.000 soldati. Egli potenziò anche la struttura burocratica che manteneva l’esercito. Curò in modo particolare l’artiglieria a cavallo, un corpo militare da lui stesso costituito; tra i suoi ammiratori anche Napoleone Bonaparte che ne riconobbe le qualità di condottiero e ne apprezzò gli insegnamenti strategici.

Secondo Federico il maggior segreto nella condotta di una guerra era di “affamare l’avversario”, cioè di tagliarlo fuori dai rifornimenti e di scegliere un terreno particolarmente favorevole per annientarlo in una battaglia campale. Federico II è stato ricordato come un instancabile lavoratore, un grande condottiero militare e come un uomo colto e intelligente. Egli aspirò a essere un “sovrano illuminato” così come voleva Voltaire, ma il pensatore illuminista, dopo aver fatto visita a Federico in Prussia, si rese conto che il re non stava agendo come, secondo lui, avrebbe dovuto agire un vero sovrano illuminato (ad esempio l’eccessiva militarizzazione della Prussia voluta da Federico, era giudicata negativamente da Voltaire). Alla fine, anche per l’atteggiamento dispotico che Federico aveva assunto e per la guerra dei sette anni, Voltaire non ebbe rapporti col re per molti anni (nel Candido traccia un sarcastico e breve ritratto del sovrano), ma alla fine tornarono a scambiarsi numerose lettere, in cui spesso discutevano di filosofia e di politica.

Gli ultimi anni

Federico II nel 1763.
Federico II nel 1763.

Vicino alla fine della sua vita Federico divenne sempre più solitario. Il suo circolo di amici a Sans Souci si era gradualmente esaurito e Federico iniziò a divenire critico ed arbitrario. La popolazione di Berlino, del resto, continuava ad inviargli richieste perché egli facesse ritorno in città dalla campagna, ma il re preferiva rimanere da solo nella residenza che più di ogni altre prediligeva. La sua salute, ormai malferma, peggiorò e, Federico morì sulla poltrona del suo studio il 17 agosto 1786, dopo 46 anni di regno, all’età di 74 anni.

Federico era un grande appassionato di levrieri e ne possedeva due italiani di colore grigio. Alla sua morte egli lasciò per iscritto di essere sepolto vicino a loro, sul terreno comune, presso la loggia del castello di Sans Souci. Suo nipote e successore Federico Guglielmo II invece, ordinò che il suo corpo venisse posto in una tomba presso quella del padre, nella chiesa di Potsdam. Vent’anni dopo, nell’ottobre 1806, Napoleone, che aveva invaso la Prussia, volle rendere omaggio al sepolcro di Federico; in tale occasione disse agli ufficiali che lo accompagnavano: «Giù il cappello, signori: se fosse ancora vivo non saremmo qui».

Durante la seconda guerra mondiale i sepolcri di Federico II e del padre vennero trasferiti dapprima in un bunker sotterraneo, poi presso Bernrode per proteggerli dai bombardamenti. Nel 1945 l’armata americana trasportò i corpi dei re alla Elizabethkirche di Marburgo e quindi al Castello di Hohenzollern presso Hechingen. Dopo la riunificazione della Germania, il corpo di Federico Guglielmo venne sepolto nel mausoleo dell’Imperatore Federico presso la Chiesa della Pace di Sanssouci.

Vi fu quindi un dibattito sulla figura di Federico II, che pure da molti era considerato negativamente in quanto usato anche come simbolo di potenza e vittoria dal regime nazista, il quale aveva fatto largo uso della sua figura a scopo di propaganda politica (Hitler aveva inoltre una copia del famoso ritratto di Federico eseguito da Graff nel suo ufficio).

Malgrado numerose proteste però, nel 205º anniversario della sua morte, il 17 agosto 1991, la bara di Federico venne posta al centro della corte d’onore del Castello di Sans Souci, coperta da bandiere prussiane e scortata dalla guardia d’onore della Bundeswehr. Calata la notte, il corpo venne infine interrato secondo la sua volontà nel terreno di Sans Souci, senza celebrazioni particolari come egli stesso aveva voluto.

Ascendenza

 

federico II prussia

Letter di Federico II di Prussia al cardinale De Fleury

federico II