Vittoria d’Inghilterra

1819 - 1901

Vittoria d’Inghilterra
Nazione: Inghilterra

ID: 2115

Vittoria (Alexandrina Victoria; Londra, 24 maggio 1819 – Isola di Wight, 22 gennaio 1901) fu regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda dal 20 giugno 1837 e Imperatrice d’India dal 1876 fino alla sua morte. Il suo lunghissimo regno viene anche conosciuto come epoca vittoriana.

Il suo regno fu segnato da una grande espansione dell’Impero britannico, e fu preceduto dalla prima rivoluzione industriale, un periodo di grandi cambiamenti sociali, economici e tecnologici nel Regno Unito. Durante il suo regno fu la prima a fregiarsi del titolo di imperatrice d’India. Vittoria fu l’ultimo sovrano britannico del Casato di Hannover, appartenendo il figlio e successore Edoardo VII del Regno Unito alla casata del padre, Sassonia-Coburgo-Gotha.

Biografia

Infanzia

Vittoria a quattro anni in un ritratto di Stephen Poyntz del 1823.
Vittoria a quattro anni in un ritratto di Stephen Poyntz del 1823.

Il padre di Vittoria, principe Edoardo Augusto, Duca di Kent e Strathearn, era il quarto figlio del re Giorgio III. Il Duca di Kent, come molti altri figli di re Giorgio III non si sposò da giovane; il primogenito di Giorgio III, il futuro re Giorgio IV, si sposò ma ebbe solo una figlia, la Principessa Carlotta Augusta di Galles.

Quando questa morì nel 1817 gli altri figli di re Giorgio III si affrettarono a sposarsi e ad aver figli per assicurare un erede al Re. A cinquanta anni il duca di Kent e Strathearn si sposò con la principessa Vittoria di Sassonia-Coburgo-Saalfeld, vedova di Emilio Carlo, principe di Leiningen, nonché sorella del principe di Sassonia-Coburgo-Saalfeld vedovo della principessa Carlotta; Vittoria, la sola figlia della coppia, nacque a Kensington Palace, a Londra, nella notte del 24 maggio 1819 alle ore 4.15.

Con grande dispiacere del duca di Kent, che avrebbe preferito il nome Elisabetta, la bambina fu chiamata Alessandrina Vittoria, in quanto il Re, sempre desideroso di irritare il fratello minore, aveva invitato a fare da padrino lo zar Alessandro I di Russia. Tuttavia, dalla nascita ella venne formalmente chiamata Sua Altezza Reale Principessa Vittoria di Kent, ma in seno alla famiglia venne chiamata Drina.

Alla nascita, Vittoria era la quinta nella linea di successione dopo il padre con i suoi tre fratelli maggiori, rispettivamente il Principe reggente, il Duca di York e il Duca di Clarence, ma nessuno degli zii della principessa riuscì ad avere un erede (il Principe reggente e il Duca di York erano in contrasto con le mogli, mentre le figlie del Duca di Clarence erano morte poco dopo la nascita).

Suo padre morì di polmonite otto mesi dopo la nascita di Vittoria; il nonno, re Giorgio III, morì pazzo e cieco meno di una settimana dopo, quindi lo zio della principessa Vittoria, il Principe di Galles, ereditò la corona diventando Re Giorgio IV. Nonostante occupasse una posizione molto alta nella linea di successione al trono britannico, a Vittoria venne insegnato solo il tedesco, ma dall’età di tre anni venne istruita all’inglese. In seguito imparò a parlare anche italiano, greco, latino, francese. Il suo precettore fu il reverendo George Davis e sua governante fu Louise Lehzen.

Erede al trono

La regina Vittoria nel giorno della sua incoronazione.
La regina Vittoria nel giorno della sua incoronazione.

Quando la principessa Vittoria di Kent ebbe undici anni suo zio re Giorgio IV morì senza figli, lasciando il trono al fratello, il Duca di Clarence e St. Andrews che divenne re col nome di Guglielmo IV. Dato che anche il nuovo re era senza figli Vittoria divenne automaticamente sua erede al trono. A quei tempi non c’erano particolari restrizioni ad avere un monarca bambino, per cui Vittoria avrebbe potuto essere incoronata come un adulto. Per evitare uno scenario di questo tipo il Parlamento promulgò il Regency Act 1831 (“Atto per la Reggenza 1831”), in cui si prevedeva che, in caso di premorienza del Re e ascesa al trono di Vittoria, sua madre, la Duchessa di Kent e Strathearn, sarebbe stata reggente fino alla sua maggiore età: ignorando i precedenti, il Parlamento non previde un consiglio per limitare i poteri del reggente sebbene lo stesso sovrano, Guglielmo IV, non apprezzasse le capacità della cognata al punto da dichiarare pubblicamente (nel 1836) che avrebbe cercato di vivere finché la nipote avesse avuto 18 anni, pur di evitare una reggenza.

In ogni caso, nonostante il suo futuro ruolo pubblico, la principessa passò una giovinezza da lei stessa descritta “alquanto malinconica”: la madre, infatti, estremamente protettiva teneva la figlia isolata dagli altri coetanei al palazzo di Kensington, sede di una vera e propria corte parallela, completamente dominata dalla figura di Sir John Conroy, da molti ritenuto l’amante della Duchessa Vittoria di Sassonia; rari erano, infine, i rapporti con la corte di Londra dal momento che la madre della principessa era in contrasto con Re Guglielmo e poiché desiderava preservarla da ogni rapporto sconveniente (in particolare con i figli illegittimi del sovrano).

Incontro con il Principe Alberto

Nel 1836, la principessa Vittoria, sedicenne, probabilmente mediante l’interessamento dello zio materno, il re dei Belgi Leopoldo I, incontrò il suo futuro marito, principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha. Il principe Alberto e Vittoria erano primi cugini: il padre di lui era fratello della madre di lei.

Lo zio, re Guglielmo IV, preferendo un matrimonio con Alessandro di Orange-Nassau, disapprovava l’unione ma le sue obiezioni non dissuasero la coppia. In ogni caso, molti studiosi hanno suggerito che il principe Alberto non fosse particolarmente coinvolto emotivamente dal possibile matrimonio con la giovane Vittoria e che entrò in relazione con lei solo per elevare il suo status; in effetti era un principe tedesco di minore importanza e le chiacchiere di corte suggerirono che la sua azione fosse dovuta anche al desiderio di assecondare la propria famiglia, che avrebbe ambito a quel matrimonio.

Data la giovane età della principessa, che comunque dimostrava di essere assai interessata al fidanzato, il matrimonio fu posticipato.

Ascesa al trono

Re Guglielmo IV morì di una malattia al fegato all’età di 72 anni il 20 giugno 1837, lasciando il trono a Vittoria appena diciottenne (pertanto si evitava la reggenza che il Re tanto aborriva). Nel suo diario, Vittoria ha lasciato scritto: “Io sono stata svegliata alle 6 da Mamma, che mi ha detto che l’Arcivescovo di Canterbury e Lord Conyngham erano qui e desideravano vedermi. Scesi dal letto e andai nel mio salotto (indossando solo la mia vestaglia) e, sola, li incontrai. Lord Conyngham poi mi fece sapere che il mio povero zio, il Re, non c’era più, e che era spirato 12 minuti dopo le 2 di questa mattina, e di conseguenza che io sono la regina.”

I documenti ufficiali preparati per quel giorno recavano l’intestazione Alexandrina Victoria ma, per l’espressa volontà della sovrana, il primo nome fu omesso e mai più usato; uno dei primi atti da sovrana fu quello di chiedere alla madre di rimanere da sola per un’ora e questo fu l’inizio, come scrive Litton Strachey, autore di una accurata biografia di Vittoria, dell’estromissione della duchessa dalla vita della regina.

Secondo la Legge Salica una donna non poteva regnare sullo stato di Hannover, regno collegato da unione personale col sovrano della Gran Bretagna dal 1714. Pertanto Hannover andò allo zio di Vittoria: il duca di Cumberland e Teviotdale assunse il titolo di re Ernesto Augusto I di Hannover e, finché Vittoria rimase nubile e senza figli, egli rimase anche il primo in linea di successione.

Quando Vittoria ascese al trono il governo era controllato dal partito Whig, che era al potere dal 1830. Il primo ministro Whig, Lord Melbourne, si trovò nella posizione di avere una forte influenza sulla giovane e politicamente inesperta regina, che contava sui suoi consigli.

Fu incoronata il 28 giugno del 1838 e divenne la prima sovrana a prendere residenza a Buckingham Palace, ottenendo inoltre le rendite dei ducati di Lancaster e di Cornovaglia, nonché una lista civile di 385.000 sterline annue che usò per estinguere i debiti paterni.

All’inizio del regno Vittoria fu assai popolare, ma la sua reputazione soffrì quando, nel 1839, una delle dame di compagnia della madre, Lady Flora Hastings, iniziò ad ingrossarsi e presto la voce pubblica affermò che fosse incinta di Sir John Conroy; la regina, che detestava sia Conroy sia Lady Flora, su consiglio del primo ministro Melbourne, la costrinse a sottoporsi a visite mediche per attestare la gravidanza, ma queste dimostrarono la verginità della donna. Pertanto Conroy, la famiglia Hastings e i loro alleati, i Tory, condussero una campagna di stampa contro la regina che si intensificò quando Lady Flora morì di un cancro allo stomaco (responsabile dell’ingrossamento dell’addome); a causa dello scandalo, per un certo periodo di tempo, la regina alle apparizioni pubbliche fu schernita con il nomignolo di “Mrs Melbourne”.

Sempre nello stesso anno Melbourne si dimise, quando una coalizione di conservatori e radicali votò contro un disegno di legge per sospendere la costituzione della Giamaica (allo scopo di ridurre il potere dei proprietari delle piantagioni che si opponevano alla abolizione della schiavitù).

La Regina assegnò l’incarico di formare un nuovo governo a sir Robert Peel, un appartenente al partito Tory, ma questi non ci riuscì a causa della Bedchamber Crisis (Crisi della camera da letto): a quei tempi era consuetudine che le persone che frequentavano la famiglia Reale (specialmente le dame) fossero scelte dal primo ministro fra i fedeli al suo partito; Vittoria riteneva, invece, che i membri della corte (Bedchamber) fossero degli amici oltre che membri di una istituzione cerimoniale e pertanto non intendeva che il primo ministro potesse allontanare persone a lei care. Sir Robert Peel non accettò le restrizioni imposte dalla regina e rassegnò le dimissioni, permettendo così a Lord Melbourne di riprendere il posto con grande gioia di Sua Maestà.

Matrimonio

Alberto, Principe consorte, marito della regina Vittoria.
Nei mesi seguenti la regina si distanziò ulteriormente dalla madre, che fece confinare in un remoto appartamento in Buckingham Palace ed alla quale, spesso, negava le visite; al riguardo occorre sottolineare che la stessa Vittoria scrisse in alcune lettere indirizzate a Lord Melbourne quanto la stretta vicinanza della madre fosse stata un tormento.

Poco tempo dopo, il 10 febbraio 1840, una raggiante Vittoria sposò il principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, secondogenito del duca Ernesto I di Sassonia-Coburgo-Gotha e di Luisa di Sassonia-Gotha-Altenburg, nella Cappella Reale di St. James’s Palace, avendo, quattro giorni prima, concesso il titolo di Sua Altezza Reale al consorte.

Alberto era cugino di primo grado di Vittoria, in quanto entrambi erano nipoti del duca Francesco Federico di Sassonia-Coburgo-Saalfeld. Egli in un primo momento, a causa delle sue origini tedesche e della sua timidezza, non fu molto amato dall’alta società inglese che lo guardava con molta diffidenza. Tuttavia, grazie agli insegnamenti del barone Stockmar, già medico e consigliere di suo zio, Re Leopoldo I del Belgio, diventò un vero e proprio mentore per la moglie, soppiantando prima la baronessa Lehzen e poi lo stesso Lord Melbourne. Fu, inoltre, grazie ai consigli del principe Alberto che Vittoria poté, sia pure lentamente, riavvicinarsi alla madre, la duchessa di Kent.

Alberto, pur essendo stato educato in un regime di estrema semplicità, aveva ricevuto un’ottima educazione, dandone prova in più occasioni durante la sua vita da Principe Consorte, titolo con il quale era comunemente noto (lo avrebbe ottenuto in via ufficiale solo nel 1857); in ogni caso, non gli fu mai data pari dignità nobiliare della moglie.

Il principe, infine, apparteneva alla casa reale di Sassonia-Coburgo-Gotha e questo faceva sì che non fosse chiaro quale fosse il suo cognome (spesso non usato dalle famiglie reali o principesche): Vittoria, pertanto, ordinò di compiere ricerche genealogiche e dall’esame documentale emerse che il cognome corretto era Wettin. Wettin (ancorché alla regina non piacesse) rimase comunque il cognome della casa regnante fino al 1917 quando il nipote di Vittoria, re Giorgio V fuse il nome della casata reale e il cognome, sostituendoli entrambi con uno dal suono spiccatamente inglese Windsor, dal Castello di Windsor.

Famiglia

Il tentativo di assassinio della Regina da parte di Edward Oxford in una illustrazione d'epoca.
Il tentativo di assassinio della Regina da parte di Edward Oxford in una illustrazione d’epoca.

La prima figlia della coppia reale venne battezzata Vittoria, nacque il 21 novembre 1840. Dalla coppia nacquero altri otto figli durante il felicissimo matrimonio fra Vittoria e il Principe Alberto. Alberto non fu soltanto il compagno della Regina, ma anche un importante consigliere politico e rimpiazzò lord Melbourne nel ruolo di figura dominante della sua vita. Avendo trovato un partner per la vita Vittoria non aveva più bisogno della compagnia delle signore legate al partito Whig. Così quando il partito Whig guidato da Melbourne perse le elezioni e venne rimpiazzato dai Tories di Peel — e questi rimpiazzò le signore fedeli al suo partito alla corte Reale — la crisi della Bedchamber non si ripeté.

Durante la prima gravidanza di Vittoria, il 10 giugno 1840 il diciottenne Edward Oxford tentò di assassinarla mentre stava passeggiando in carrozza con il Principe Alberto nelle strade di Londra. Oxford sparò due volte, ma entrambi i colpi mancarono il bersaglio. Fu processato per alto tradimento, ma fu riconosciuto malato di mente. In molti si sono interrogati sui motivi dell’atto, ma probabilmente Oxford semplicemente cercava la notorietà. Alcuni sostengono che una cospirazione del movimento del Chartism (organizzazione degli anni trenta che chiedeva riforme sociali) fosse celata dietro il tentativo di assassinio, mentre altri attribuiscono il colpo a persone legate al suo erede e zio, il re di Hannover. Queste teorie di cospirazione portarono a un’ondata di patriottismo e lealtà. L’attentato non ebbe alcuna conseguenza sulla salute della Regina o sulla sua gravidanza.

Il 13 giugno 1842 Vittoria fece il suo primo viaggio in treno, partendo da Slough (vicino al Castello di Windsor) arrivò a Paddington (nel centro di Londra) a bordo di una carrozza Reale offerta dalla compagnia Great Western Railway. Compagni di viaggio furono l’inseparabile marito e l’ingegnere della compagnia ferroviaria, Isambard Kingdom Brunel.

Tre tentativi di assassinare la Regina vennero compiuti nel 1842. Il 29 maggio John Francis (molto probabilmente alla ricerca di notorietà) puntò la pistola contro la Regina (mentre era in carrozza), ma l’arma non sparò. Il giorno successivo tentò nuovamente l’attentato ma sbagliò la mira. Fu condannato a morte per alto tradimento, ma la pena fu commutata nell’esilio a vita nelle colonie. Il principe Alberto ebbe la sensazione che i tentativi di assassinio fossero incoraggiati dal proscioglimento del primo attentatore (Edward Oxford) del 1840.

Il 3 luglio, appena dieci giorni dopo che la pena di Francis venne commutata, un altro ragazzo, John William Bean, attentò alla vita della Regina. Anche se la pistola era stata caricata con carta e tabacco, il crimine era comunque perseguibile con la pena di morte; tuttavia il Principe Alberto riuscì a far promulgare dal Parlamento un provvedimento che prevedeva che qualunque tentativo di spaventare la regina utilizzando un’arma, tirandole qualunque oggetto, colpendola in qualunque maniera era passibile di una pena di sette anni di carcere e con la fustigazione; Bean venne quindi condannato al massimo della pena.

Gli inizi

Vittoria del Regno Unito.
Vittoria del Regno Unito.

Il primo ministro Peel si trovò a fronteggiare una crisi a causa della revoca delle Corn Laws (leggi sui cereali). Molti Tories (da allora conosciuti anche come Conservatori) si opponevano alla revoca, ma altri (i Peelisti) e molti Whigs lo volevano. Peel rassegnò le dimissioni nel 1846, dopo che la revoca passò con poco scarto alle votazioni e fu rimpiazzato da lord John Russell.

In politica estera, Vittoria ebbe un costante interesse al miglioramento delle relazioni diplomatiche tra Regno Unito e Francia: nel 1843 e nel 1845, accompagnata dal marito, fece visita in Normandia a re Luigi Filippo, il primo incontro tra un re di Francia e d’Inghilterra dal 1520; Luigi Filippo ricambiò nel 1844 e, quando fu esiliato dalla Rivoluzione del 1848, si ritirò a Londra; sempre in tale circostanza (nel timore di proteste che poi furono meno impetuose di quanto temuto), la regina e la sua famiglia si trasferirono da Londra ad Osborne House nell’Isola di Wight, che Alberto aveva comprato nel 1845 e fatto restaurare.

Il ministero di Russell, nonostante fosse Whig, non fu favorito dalla Regina. Particolarmente offensivo nei riguardi della Regina fu il ministro degli esteri, lord Palmerston, che spesso agì senza consultare né il consiglio dei ministri, il primo ministro o la Regina. Nel 1849 Vittoria inviò una nota di lamentela a lord John Russel perché Palmerston aveva inviato note ufficiali a leader stranieri senza che lei ne fosse a conoscenza. Vittoria ripeté le sue rimostranze nel 1850, ma senza effetto. Fu solo nel 1851 che lord Palmerston fu rimosso dal suo incarico, annunciando l’approvazione del Governo Britannico al colpo di Stato di Napoleone III, senza che il primo ministro ne fosse informato preventivamente.

Il periodo durante il quale Russell fu primo ministro fu molto faticoso per la regina Vittoria. Nel 1849 un Irlandese disoccupato e rancoroso (John Hamilton) tentò di spaventare la Regina scaricando una pistola a salve in sua presenza. Hamilton fu condannato ai sensi della legge del 1842 con il massimo della pena. Nel 1850 la Regina, mentre passeggiava in carrozza, fu colpita da un ex ufficiale dell’esercito, Robert Pate, con il bastone da passeggio, colpendo il suo cappello e graffiandola; il responsabile fu processato e, non riuscendo a provare di essere malato di mente, subì la stessa condanna di Hamilton.

Oltre a tali problemi, la regina dovette subire le conseguenze degli ultimi parti: infatti, nel 1853, Vittoria diede alla luce Leopoldo con l’aiuto del cloroformio che ella, in contrasto con il parere dei medici e l’opposizione dei membri del clero, volle adottare anche nel 1857 per il parto di Beatrice, sua ultima figlia; in ogni caso, tali gravidanze la stressarono molto cagionandole diversi episodi di isteria, documentati dal carteggio con il marito.

Irlanda

La giovane regina Vittoria si innamorò dell’Irlanda, scegliendo, nel 1849, per le vacanze la città di Killarney nel Kerry, facendone una delle prime località turistiche del XIX secolo.

Il suo amore per l’isola fu corrisposto da un iniziale sentimento di amicizia da parte del popolo irlandese per la giovane regina. Nel 1845 l’Irlanda fu colpita da una malattia delle patate che in quattro anni costò la vita a oltre mezzo milione di irlandesi e vide l’emigrazione di un altro milione di abitanti. In risposta a ciò che venne chiamata la grande carestia, in inglese Great Famine (An Gorta Mor), la regina donò personalmente 5000 sterline e fu coinvolta in molte operazioni di carità contro la carestia. Ciononostante la politica del primo ministro Lord John Russell, largamente accusata di peggiorare le conseguenze della carestia, oscurò la fama delle Regina. Agli occhi dei repubblicani estremisti Vittoria fu soprannominata «Regina della carestia» e vennero comunemente accettate storie in cui la Regina aveva donato solo 5 sterline per combattere la carestia.

Il primo viaggio ufficiale della Regina venne organizzato da Lord Clarendon, che aveva l’incarico di Luogotenente dell’Irlanda. Egli era a capo dell’amministrazione britannica e tentò sia di distrarre l’attenzione degli irlandesi dalla carestia, sia di avvisare i politici britannici per mezzo della presenza della Regina della serietà della situazione irlandese. Nonostante l’impatto negativo della carestia sulla popolarità della Regina, ella riuscì a far cantare God save the Queen (l’inno del Regno Unito) alla fine dei raduni del Partito Nazionalista Irlandese.

Comunque negli anni settanta l’amore verso la monarchia diminuì notevolmente a causa del rifiuto di visitare l’Irlanda a seguito della decisione della Corporazione di Dublino di rifiutarsi di congratularsi per le nozze del figlio, futuro Edoardo VII del Regno Unito, con la Principessa Alessandra di Danimarca e di congratularsi con la coppia reale per la nascita del loro primo figlio, Principe Alberto Vittorio.

Vittoria si oppose ripetutamente alla pressione di diversi primi ministri, Luogotenenti d’Irlanda e anche membri della Famiglia Reale, di creare anche in Irlanda una residenza ufficiale. Lord Midleton ex capo del Partito Unionista Irlandese scrisse nelle sue memorie (Irlanda: pazza o eroina?) che questa decisione portò ad un vero disastro nelle relazioni fra il popolo irlandese e la Regina e di conseguenza sul regno Britannico sull’isola.

Vittoria visitò per l’ultima volta l’Irlanda nel 1900 quando andò personalmente a chiamare gli irlandesi alle armi per la guerra Boera. I nazionalisti che si opponevano alla sua visita furono guidati da Arthur Griffith che creò appositamente un’organizzazione, dal nome Cumann na nGael, per riunire gli oppositori. Cinque anni più tardi Griffith utilizzò i contatti creatisi in questa occasione per creare il partito Sinn Féin, ancora attivo ai giorni nostri.

Dal 1851 al 1860

Nel 1851 venne tenuta la prima Esposizione Universale. L’esibizione, organizzata dal Principe Alberto, venne aperta ufficialmente dalla Regina il 1º maggio 1851. Nonostante i timori di molti, la mostra fu un incredibile successo, tanto che i proventi furono utilizzati per finanziare la costruzione del South Kensington Museum, che in seguito ebbe l’attuale nome di Victoria and Albert Museum.

Il governo di lord John Russell collassò nel 1852, quando il primo ministro Whig fu rimpiazzato dal conservatore lord Derby che, tuttavia, non mantenne a lungo la maggioranza in parlamento e fu costretto a dimettersi dopo meno di un anno. A questo punto Vittoria decise di porre fine al periodo di primi ministri deboli che aveva caratterizzato fino ad allora il suo regno: la Regina (e il consorte) incoraggiò vigorosamente la formazione di una forte coalizione fra i Whigs e i Tories fedeli a Peel, i Peelisti e conferì l’incarico di formare il governo al Peelista lord Aberdeen.

Uno degli atti più significativi di questo governo fu di portare il Regno Unito a combattere la guerra di Crimea nel 1854, dalla parte dell’Impero Ottomano e contro la Russia. Immediatamente prima dell’ingresso in guerra voci che il Regno Unito si sarebbe schierato con lo Zar ebbero l’effetto di diminuire la popolarità della coppia Reale. Comunque Vittoria pubblicamente esortò a supportare le truppe al fronte e, dopo la conclusione della guerra, istituì la Victoria Cross come riconoscimento di valore.

La guerra permise, inoltre, di rinsaldare i rapporti con la Francia di Napoleone III. Questi decise di visitare Londra nell’aprile del 1855 mentre in agosto Vittoria e Alberto furono accolti all’Esposizione universale di Parigi.

A metà del 1855 Lord Aberdeen, indebolito dalle critiche sull’operato dell’esercito in Crimea, si dimise: la regina consultò sia Derby sia Russel ma poiché nessuno riuscì ad ottenere la maggioranza, ricorse a Palmerston (col quale si era riconciliata).

Lo stesso Palmerston fu costretto a ritirarsi per l’impopolarità causatagli dalla cattiva conduzione della seconda guerra dell’oppio nel 1857 e sostituito da Lord Derby dopo la crisi diplomatica seguita all’attentato di Felice Orsini contro Napoleone III; la circostanza indebolì molto la regina, affranta poiché 11 giorni dopo l’evento la figlia maggiore, Principessa Vittoria, sposò l’erede al trono di Prussia, Federico, lasciando Londra poco dopo.

Gli eventi principali dell’amministrazione di lord Derby furono la ribellione dei Sepoys contro il controllo da parte della Compagnia Britannica delle Indie Orientali sull’India. Dopo che la ribellione fu sedata l’India fu messa sotto il controllo diretto della Corona Britannica (anche se il titolo di Imperatrice d’India non venne creato immediatamente); il secondo governo di lord Derby non durò più del primo: infatti cadde nel 1859, permettendo a Palmerston di tornare al potere.

Vedovanza

La regina Vittoria tra le figlie e le nipoti nel 1884 a Balmoral. Da sinistra a destra: Maria di Edimburgo, futura regina di Romania (seduta); Alessandra di Edimburgo; Vittoria Melita di Edimburgo; la Duchessa di Edimburgo; la regina Vittoria (seduta); la principessa Vittoria di Prussia; la principessa della corona di Prussia, Vittoria e madre di Vittoria di Prussia; la principessa Beatrice.
La regina Vittoria tra le figlie e le nipoti nel 1884 a Balmoral. Da sinistra a destra: Maria di Edimburgo, futura regina di Romania (seduta); Alessandra di Edimburgo; Vittoria Melita di Edimburgo; la Duchessa di Edimburgo; la regina Vittoria (seduta); la principessa Vittoria di Prussia; la principessa della corona di Prussia, Vittoria e madre di Vittoria di Prussia; la principessa Beatrice.

Nel marzo del 1861 la madre della regina, Vittoria duchessa di Kent morì, poco dopo essersi riconciliata con la figlia; Alberto si adoperò molto per risollevare l’animo pesantemente afflitto della moglie, ma ormai era già malato di cancro allo stomaco.

Nell’agosto di quell’anno, Vittoria ed Alberto visitarono il Curragh Camp, in Irlanda, dove il principe di Galles stava prestando servizio militare. Dal novembre Vittoria e Alberto tornarono a Windsor e il principe di Galles fece ritorno a Cambridge dove era studente; nel contempo il principe di Galles venne coinvolto in un’avventura galante con l’attrice irlandese Nellie Clifden e Alberto non esitò a recarsi personalmente dal figlio per discutere con lui della scandalosa relazione che stava intrattenendo.

Lo scandalo, unito al dolore per la morte dei cugini, Pietro V e Ferdinando del Portogallo, indebolirono ancor di più la salute del principe Alberto: il 9 dicembre di quell’anno William Jenner gli diagnosticò una febbre tifoidea alla quale si aggiunse poi un’improvvisa congestione polmonare che portò Alberto alla morte alle 22:50 del 14 dicembre 1861 nella Blue Room del Castello di Windsor, alla presenza della regina e di cinque dei suoi figli.

La regina fu sconvolta dalla morte del marito ed entrò in uno stato di lutto e di sconforto: indossò sempre abiti neri per il resto della sua vita, cessò di apparire in pubblico e smise di visitare Londra al punto che presto guadagnò il nomignolo di Widow of Windsor (Vedova di Windsor, con evidente gioco di parole fra la parola “Widow”, vedova, ed il castello della famiglia Reale, Windsor), mentre parallelamente si indeboliva l’immagine della monarchia.

Infatti, sebbene non mancasse di svolgere i suoi doveri costituzionali, trascorreva il suo tempo nelle residenze di campagna, a Windsor, presso Osborne House e soprattutto a Balmoral in Scozia e nei giardini del castello, attorniata da pochissime fidate persone, fra le quali preferiva la giovane lady Florence Trevelyan, la bella e malinconica orfana, figlia della sua dama di corte Catherine Anne Trevelyan, la cui nonna Lady Maria Wilson era cugina della Regina Vittoria e che questa allevava come una figlia.

Con essa trascorreva il tempo libero e condivideva uno smisurato amore per i cani, per la botanica, per gli uccellini e la passione per il ricamo. Lei considerava il suo primo figlio, Edoardo Principe di Galles e futuro re Edoardo VII sposato con l’austera Alessandra di Danimarca, un ragazzo frivolo e indiscreto, accusandolo anche della morte del padre. L’accusò anche di avere una relazione adulterina con la giovane “cuginetta” Florence Trevelyan (molto più giovane della propria moglie), che dovette, a 29 anni, per evitare lo scandalo nell’Inghilterra vittoriana e puritana, per volere della regina Vittoria, lasciare velocemente e per sempre l’Inghilterra, rifugiandosi in Sicilia, a Taormina, dove visse in esilio con un cospicuo vitalizio regio.

Vittoria, quindi, iniziò ad infittire una relazione con un cameriere scozzese, John Brown e si parla di una relazione romantica ed un matrimonio segreto fra i due, fatto per cui divenne nota anche con il nome di “Signora Brown” per quanto l’effettiva celebrazione del matrimonio sia controversa: infatti, un diario recentemente scoperto riporterebbe la confessione fatta sul letto di morte dal cappellano della Regina, il quale avrebbe detto a un politico di aver celebrato le nozze clandestine fra la Regina e il cameriere John Brown ma tale testimonianza non è accolta da molti storici. Va, infine, aggiunto che Vittoria pretese di essere seppellita alla sua morte con due ricordi nella bara: a destra venne posto un cappello del Principe Alberto mentre nella sinistra vennero messi dei capelli di Brown con un suo ritratto.

In questo periodo convulso, l’isolamento della regina ridusse notevolmente la sua presa sul governo della nazione che nel frattempo era travagliato dallo scontro tra sostenitori e oppositori del progetto di estensione del diritto di voto a molti membri della classe operaia (Reform Act 1867): lord Palmerston era un forte oppositore e riuscì ad impedirne l’approvazione fino alla sua morte, avvenuta nel 1865; i suoi successori, lord Russel e lord Derby, invece, riuscirono a superare le perplessità della sovrana e ottennero l’approvazione della riforma nel 1867 (cui la regina concesse il suo assenso).

Ultimi anni

La famiglia Reale nel 1880.
La famiglia Reale nel 1880.

Nel 1887 il Regno Unito celebrava il Golden Jubilee (50 anni di Regno). Vittoria segnava il 20 giugno 1887 il cinquantesimo anniversario della sua ascesa con una banchetto a cui parteciparono 50 fra re e principi europei; il giorno dopo prese parte a una processione che, nelle parole di Mark Twain, “andava da orizzonte ad orizzonte”. In quei giorni Vittoria giunse probabilmente all’apice della sua popolarità (la morte di Brown aveva sopito i pettegolezzi sulla sua vita privata e questo aveva reso Vittoria un vero e proprio simbolo morale).

Vittoria dovette accettare ancora una volta il governo di William Ewart Gladstone, nel 1892. Nel 1894, quando ancora una volta l’Irish Home Rule Bill non venne approvato, Gladstone si ritirò e venne rimpiazzato dal liberale imperialista lord Rosebery. A questi successe nel 1895 lord Salisbury che rimase in carica fino alla morte della Regina.

Nel settembre 1896 Vittoria superò il record di durata di ogni altro monarca inglese, scozzese o britannico (adesso battuto dalla regina Elisabetta II). Su richiesta della Regina ogni manifestazione pubblica dovette essere posticipata al 1897, il Diamond Jubilee (Sessanta anni di Regno). Il Ministro per le Colonie Joseph Chamberlain propose che i festeggiamenti per il sessantennale fossero estesi anche a tutto l’impero e così fu disposto l’invito a parteciparvi anche ai primi ministri dei dominion (insieme alle rispettive famiglie). Inoltre, la rivista a cui partecipò la Regina includeva truppe di ogni colonia britannica e protettorato assieme a soldati inviati dai principi indiani (che erano subordinati alla regina in quanto Imperatrice d’India). Le celebrazioni del Diamond Jubilee furono segnate da grandi dimostrazioni d’affetto per la settantottenne Regina che da allora fu costretta su una sedia a rotelle.

Durante gli ultimi anni di Vittoria il Regno Unito fu coinvolto nella guerra Boera, che ricevette il supporto entusiastico della Regina la quale, nell’aprile del 1900, decise di recarsi in Irlanda riconoscendo il contributo dato dagli irlandesi nel conflitto, mentre nel giugno dello stesso anno si spense il principe Alfred, secondo figlio maschio della regina.

Morte e successione

Seguendo un’usanza che mantenne durante tutta la sua vedovanza, Vittoria passò tutti i Natali a Osborne House (il cui restauro era stato progettato dal principe Alberto in persona) all’Isola di Wight. Ormai anziana, spesso confusa e gravemente minata dai reumatismi, la regina morì il 22 gennaio 1901, dopo un regno di sessantatré anni sette mesi e due giorni. I suoi funerali furono celebrati il 2 febbraio e, dopo due giorni di lutto nazionale, venne tumulata al Mausoleo Frogmore accanto al marito.

A Vittoria succedette il primogenito, principe di Galles, che regnò con il nome di Re Edoardo VII e che fu incoronato il 9 agosto 1902. La morte di Vittoria segnò la fine della dinastia degli Hannover, appartenendo re Edoardo VII, come suo padre, principe Alberto, alla Casa Reale dei Sassonia-Coburgo-Gotha. Il figlio di Edoardo VII e suo successore re Giorgio V cambiò il nome del casato in Windsor, dal suono più inglese durante la prima guerra mondiale, in quanto il nome dei Sassonia-Coburgo-Gotha era troppo vicino a quello del nemico Kaiser Guglielmo II (anch’egli nipote della regina Vittoria).