Massimiliano I del Messico

1832 - 1867

Massimiliano I del Messico
Nazione: Austria

ID: 2628

Ferdinando Massimiliano d’Austria (Vienna, 6 luglio 1832 – Santiago de Querétaro, 19 giugno 1867), membro della Casa d’Asburgo, principe imperiale ed arciduca d’Austria, fu imperatore come Massimiliano I del Messico.

Con l’appoggio di Napoleone III (1852-1870) di Francia e di gruppi conservatori messicani, venne proclamato imperatore del Messico il 10 aprile 1864, ma molti governi stranieri (e buona parte degli stessi messicani) rifiutarono di riconoscere il suo governo. Nel 1867 venne fucilato dagli oppositori repubblicani. Questo evento colpì fortemente il pittore francese Manet, che gli dedicò il celebre dipinto L’esecuzione dell’imperatore Massimiliano.

Biografia

Massimiliano I Imperatore del Messico.
Massimiliano I Imperatore del Messico.

Nacque nel Palazzo di Schönbrunn, a Vienna, secondo figlio dell’arciduca Francesco Carlo d’Asburgo-Lorena e della principessa Sofia di Baviera. Mentre a lui spettò il titolo di Principe Imperiale e Arciduca d’Austria, Principe Reale di Ungheria e Boemia, suo fratello Francesco Giuseppe divenne imperatore d’Austria. Dotato di particolare intelligenza, mostrò particolare propensione per le arti e un fervente interesse per le scienze, e segnatamente per la botanica.

Promotore della flotta da guerra austriaca

Affascinato dalla marina militare, intraprese la carriera militare, raggiungendo presto alti gradi di ufficiale e intervenendo profondamente nel rinnovamento del porto di Trieste e nella costituzione della flotta dell’Impero austriaco, con cui l’ammiraglio Wilhelm von Tegetthoff, alcuni anni più tardi, avrebbe vinto sull’ammiraglio Carlo Pellion di Persano alla battaglia di Lissa, nel corso della terza guerra di indipendenza.

Governatore del Regno Lombardo-Veneto

Particolarmente influenzato dalle idee progressiste in voga all’epoca, si fece una reputazione da “liberale” che lo aiutò a divenire, nel febbraio 1857, viceré del Lombardo-Veneto, in sostituzione del vecchio feldmaresciallo Radetzky che, per nove anni governatore generale, aveva dominato, da vero autocrate, il regno. Avvenuto il trapasso, il 10 marzo 1857, il fratello dell’imperatore giunse a Milano nel settembre successivo. Comandante generale del Regno fu nominato Ferencz Gyulai.

Massimiliano era portatore di una nuova amnistia, del ritorno all’amministrazione civile e, soprattutto, offriva un volto meno inviso di quello del suo predecessore, tanto da fare temere per un momento a Cavour che l’Impero austriaco potesse uscire dal “vicolo cieco” nel quale Francesco Giuseppe e Radetzky l’avevano cacciato. Ma Massimiliano, sicuramente ben intenzionato, non recava né autonomia né libertà, e così l’Austria perdette l’occasione per una pace duratura.

Quasi tutte le volte che l’arciduca tentò di riprendere l’iniziativa politica, attraverso rinnovati investimenti pubblici ovvero con la costituzione di commissioni consultive cui partecipò parte della intellighenzia del regno (Cantù, Pasini, Jacini, e altri) che prefiguravano una maggiore autonomia amministrativa, egli si scontrò (e perse) con la volontà di Vienna e del fratello Francesco Giuseppe.

L’anno successivo, l’armata austriaca, affidata a Ferencz Gyulai, affrontò una nuova guerra contro il Regno di Sardegna assistito, questa volta, da un nuovo e grande alleato, la Francia di Napoleone III, da cui venne sconfitta. L’Impero austriaco perdette la Lombardia e Francesco Giuseppe non poté opporsi alla successiva occupazione piemontese di Parma, Modena, Toscana, Bologna e, l’anno dopo, di Marche e Umbria. Inoltre nulla poté fare contro la spedizione dei Mille.

Due anni di ritiro[modifica | modifica wikitesto]
Il 27 luglio 1857, a Bruxelles (Belgio), sposò la principessa Carlotta, figlia di Leopoldo I, re dei belgi, con cui visse a Milano e a Monza nella Villa Reale, quale reggente austriaco, fino al 1859 quando venne congedato. Massimiliano e la Principessa Carlotta si ritirarono quindi a vita privata soggiornando, principalmente, a Trieste dove fecero costruire il Castello di Miramare.

L’offerta della corona del Messico

Nel 1859 Massimiliano venne dapprima avvicinato da monarchici messicani con la proposta di diventare Imperatore del Messico; egli non accettò, ma cercò di soddisfare la sua passione per la botanica con una spedizione scientifica nelle foreste del Brasile (1861).

Nel frattempo, tuttavia era scoppiata la guerra di secessione americana e l’imperatore dei Francesi Napoleone III ne aveva profittato per intervenire in Messico: il generale Forey prese Città del Messico ed un plebiscito (di dubbia natura là ove si consideri che avvenne mentre le truppe francesi occupavano militarmente Città del Messico) confermò la caduta del Presidente in carica, Benito Juárez, e la proclamazione dell’Impero.

In considerazioni degli indubbi meriti guadagnati come governatore del Lombardo-Veneto e dell’evidente disagio maturato con il fratello imperatore, Massimiliano parve il candidato ideale alla instaurazione di una monarchia moderata. Accettò la corona nel 1863. Francesco Giuseppe si vendicò, imponendogli la perdita di tutti i titoli che a lui competevano presso la casa regnante austriaca (Francesco Giuseppe venne a conoscenza dei piani del fratello solo poco prima della partenza).

Massimiliano salpò per il Messico assieme alla moglie dal castello di Miramare il 14 aprile 1864 a bordo del Novara. Durante il viaggio, tuttavia, Massimiliano si sottrasse alla lettura di libri sul Messico, che gli erano stati messi a disposizione, preferendo impiegare il tempo scrivendo un manuale sull’etichetta di Corte.

Imperatore del Messico

Massimiliano sbarcò a Veracruz il 28 maggio 1864, ma fin dall’inizio si trovò coinvolto in serie difficoltà con i liberali messicani, capeggiati dallo Juárez, che rifiutarono di riconoscerlo e continuarono a combattere le truppe francesi. L’Imperatore e l’Imperatrice Carlotta scelsero, quale residenza, il Castello di Chapultepec, sulla collina che sovrasta Città del Messico e che era stato rifugio degli antichi sovrani aztechi. Massimiliano, inoltre, fece costruire una larga strada che da Chapultepec raggiungeva il centro della città; in origine chiamata “Strada dell’Imperatrice”, è oggi nota come Paseo de la Reforma (“Viale della Riforma”).

Poiché Massimiliano e Carlotta non avevano figli, adottarono Agustín de Iturbide y Green e suo cugino Salvador de Iturbide y de Marzán, entrambi nipoti di Agustin I, che aveva brevemente regnato quale Imperatore del Messico nel 1820. Ad Agustín venne assegnato il titolo di “Sua Altezza, il Principe di Iturbide” e venne proclamato erede al trono. Con disappunto degli alleati conservatori, Massimiliano adottò molte delle politiche liberali proposte dall’amministrazione Juárez, come la riforma terriera, la libertà di religione e l’estensione del diritto di voto alle classi contadine. Massimiliano dapprima offrì a Juarez l’amnistia se si fosse alleato alla “corona”, quindi, al suo rifiuto, ordinò la fucilazione di tutti i suoi sostenitori arrestati: si trattò tuttavia di un grave errore tattico che ebbe il solo risultato di esacerbare gli oppositori al suo regime.

Fine di un fragile impero

Dopo la fine della guerra di secessione americana (26 maggio 1865) gli Stati Uniti cominciarono a rifornire di armi i repubblicani giacché, dal 1866, l’abdicazione di Massimiliano, almeno al di fuori del Messico, sembrava ormai cosa fatta. Massimiliano, di converso, stava tentando di arruolare, per il suo esercito, ufficiali dell’Esercito statunitense (in particolare generali) da contrapporre alle forze di Benito Juárez. Tra questi, ormai quasi convinto ad accettare, vi era anche George Armstrong Custer.

Nello stesso 1866, inoltre, Napoleone III, di fronte alla resistenza messicana ed all’opposizione degli Stati Uniti (derivante dalla cosiddetta Dottrina Monroe), ritirò le sue truppe. L’Imperatrice Carlotta tornò in Europa per cercare appoggi al regime del marito dapprima a Parigi, poi a Vienna ed a Roma dal Papa Pio IX, ma i suoi sforzi fallirono e, a causa di un profondo collasso emozionale (taluni parlano di infermità mentale), non rientrò in Messico. Dopo un breve periodo di tempo trascorso al Castelletto nel parco del Castello Miramare di Trieste fu ricondotta in Belgio, dove visse al Castello di Bouchout a Meise sino alla morte (avvenuta il 19 gennaio 1927).

Nonostante l’abbandono del Messico da parte dello stesso Napoleone III, il cui ritiro fu un duro colpo per la causa imperiale, Massimiliano si rifiutò di abbandonare, a sua volta, i suoi sostenitori e, ritiratosi nel febbraio 1867 a Santiago de Querétaro, vi sostenne un assedio durato alcune settimane. L’11 maggio l’Imperatore Massimiliano decise di tentare una fuga attraverso le linee nemiche, ma venne intercettato e, sottoposto ad una corte marziale, condannato alla fucilazione.

Molti sovrani d’Europa ed altre preminenti figure (tra cui Victor Hugo e Giuseppe Garibaldi) inviarono messaggi e lettere in Messico affinché fosse risparmiata la vita a Massimiliano, ma Juárez rifiutò di commutare la sentenza ritenendo che fosse necessario inviare il segnale che il Messico non avrebbe mai più tollerato governi imposti da potenze straniere. In particolare, si rifiutò di intervenire il “padrino politico” di Juárez, ovvero il presidente statunitense Andrew Johnson, il quale volle dare una manifesta riaffermazione della Dottrina Monroe. Memorabile, in quanto truce e sanguinosa, ma del tutto inutile, perché già il ritiro di Napoleone III sarebbe bastato a ricordare agli Europei la potenza degli Stati Uniti.

La sentenza venne eseguita il 19 giugno 1867 da un plotone di esecuzione composto da sette unità; insieme a Massimiliano vennero fucilati i generali Miguel Miramón e Tomás Mejía. Il corpo di Massimiliano I venne imbalsamato ed esposto in Messico, prima di essere ricondotto l’anno successivo a Trieste a bordo della stessa fregata su cui aveva fatto il viaggio del 1864. Fu da lì trasportato a Vienna e sepolto nella Cripta Imperiale.

Ascendenza

 

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