Chateaubriand François René
1768 - 1848
Il visconte François-René de Chateaubriand ( Saint-Malo, 4 settembre 1768 – Parigi, 4 luglio 1848) è stato uno scrittore, politico e diplomatico francese.
È considerato il fondatore del Romanticismo letterario francese.
Biografia
Infanzia e prima giovinezza
Il visconte François René de Chateaubriand nacque da un’antichissima famiglia aristocratica di Saint-Malo, che ritrovò la dignità di una volta grazie all’abilità imprenditoriale del padre René Auguste, armatore e commerciante. Il piccolo François René dovette vivere fino ai tre anni con un precettore, lontano dai suoi genitori. La riuscita economica di suo padre permise a quest’ultimo di acquistare il 3 maggio 1761 il castello e la Contea di Combourg in Bretagna, nel quale il giovanissimo Chateaubriand si stabilì e trascorse un’infanzia e un’adolescenza spesso malinconiche, rotte soltanto dalle camminate nella campagna bretone e dall’intenso rapporto con la sorella Lucile (1764-1804).
Compì gli studi medi e liceali in alcuni istituti retti da religiosi a Dol-de-Bretagne e a Rennes. Il padre sognava di fare di lui un ufficiale di marina, in seguito Chateaubriand meditò di prendere la carriera ecclesiastica, infine si lasciò convincere dal fratello Jean-Baptiste a intraprendere la vita militare. Arruolatosi, ottenne il brevetto di sottotenente di complemento nel reggimento di Navarra a diciassette anni, e poi di cadetto-gentiluomo a diciannove. Una volta congedato, si trasferì a Parigi nel 1788, dove si legò a Jean-François de La Harpe, André Chénier, Jean-Pierre Louis de Fontanes e altri letterati dell’epoca, ed ebbe il suo debutto letterario scrivendo dei versi per l’Almanacco delle Muse. Subì l’influsso dell’opera di Corneille e di Rousseau.
Godé della protezione dell’influente giurista Guillaume-Chrétien de Lamoignon de Malesherbes, che era il nonno della moglie del fratello Jean-Baptiste. Era imparentato indirettamente anche con la famiglia del pensatore liberale Alexis de Tocqueville (nato nel 1805), nipote della cognata e di cui Jean-Baptiste de Chateaubriand era quindi zio acquisito, anche se postumo.
L’esilio
« Quelle due teste, ed altre che incontrai poco dopo, cambiarono le mie tendenze politiche: ebbi in orrore tali orge di cannibali, e l’idea di abbandonare la Francia, per recarmi in qualche paese lontano, cominciò a germogliare dentro di me. » |
(Memorie d’oltretomba) |
Nella primavera del 1791, in piena Rivoluzione francese dalla quale all’inizio si era sentito attratto, si allontanò dalla Francia sfavorevolmente impressionato dagli eccessi popolari, e s’imbarcò per il Nuovo Mondo.
Percorse per un anno le foreste dell’America del Nord, vivendo con gli autoctoni tra Canada e Stati Uniti, e abbozzando nei vari luoghi il suo poema dedicato ai Natchez. Troverà in questi paesaggi il riflesso del suo sentimento d’esilio e di solitudine. Grazie a una lettera di presentazione, poté incontrare George Washington a Filadelfia, benché il colloquio si fosse limitato a poco più di uno scambio di convenevoli.
Rientrò dall’America agli inizi del 1792 e, dopo una breve permanenza in una Francia sempre più scossa dagli eventi rivoluzionari, raggiunse a Coblenza l’Esercito degli emigrati. Nel settembre 1792, ferito a una gamba durante l’assedio di Thionville, fu trasportato in cattive condizioni a Jersey. Questo episodio porrà fine alla sua breve esperienza nell’esercito degli emigrati. Al suo ritorno sposò Céleste Buisson de Lavigne, un’ereditiera bretone. Si trattò di un matrimonio combinato da una delle sorelle, e i rapporti fra i due coniugi furono sempre conflittuali, soprattutto a causa dei ripetuti tradimenti di Chateaubriand.
Ormai installatosi in Inghilterra per sfuggire alle leggi del Terrore che sanzionavano duramente gli emigrati, Chateaubriand visse a Londra in uno stato di perenne precarietà economica che lo costrinse a vivere di traduzioni e, in un secondo tempo, a insegnare in una scuola privata in un borgo del Suffolk, dove apprese la morte sul patibolo del fratello e della cognata. I suoceri del fratello furono ugualmente decapitati, e così l’ormai vecchio Malesherbes. Due delle sorelle e l’anziana madre furono addirittura messe agli arresti in quanto parenti stretti di un emigrato. Solo due nipoti di Malesherbes, tra cui Louise Madeleine Le Peletier de Rosanbo (futura madre di Tocqueville) si salvarono in seguito alla caduta di Robespierre.
A Londra pubblicò nel 1797 la sua prima opera, Il Saggio sulle antiche e moderne rivoluzioni in rapporto alla Rivoluzione francese, in cui esprimeva delle idee politiche e religiose poco in armonia con quelle che professerà più tardi, ma in cui già rivelava il suo talento di scrittore.
Ritorno in Francia e primi successi letterari
« Sono diventato cristiano. Non ho per nulla ceduto, lo ammetto, a delle grandi forze soprannaturali; la mia convinzione è uscita dal mio cuore: ho pianto e ho creduto. » |
(Genio del Cristianesimo) |
Fu una lettera di sua madre in fin di vita a riavvicinarlo alla religione. Di ritorno dalla Francia nel maggio del 1800, redasse per qualche anno il Mercure de France insieme a Jean-Pierre Louis de Fontanes, e fece apparire in questa rivista, nel 1801, Atala, originale creazione letteraria che conserva echi della concezione rousseuiana del buon selvaggio, e che venne accolta nella generale ammirazione.
Compose nello stesso periodo René, opera semi-autobiografica impregnata di una malinconia sognante, che diventerà un modello per gli scrittori romantici. In quest’opera, Chateaubriand evoca in modo appena velato il sentimento casto, ma violento e appassionato che ha provato per la sorella Lucile, che lo soprannominava «L’incantatore».
Il 14 aprile 1802, pubblicò il Genio del Cristianesimo, che aveva in parte scritto in Inghilterra, e di cui Atala e René erano all’origine degli episodi. Con quest’opera, ispirata dal pensiero di Blaise Pascal, orientò le ispirazioni religiose di molti suoi contemporanei non più verso un vago cristianesimo o deismo (come quello proposto da Rousseau), ma verso la Chiesa cattolica, con i suoi dogmi, i suoi sacramenti e i suoi riti; polverizzava abilmente i faziosi pregiudizi che la Rivoluzione Francese aveva fatto sorgere nei confronti del cristianesimo, associandolo alla barbarie: il Cristianesimo era favorevole all’arte e alla poesia molto più e meglio del paganesimo. Lo scritto ebbe un grandissimo successo.
Il 4 maggio 1803 Chateaubriand, che si era fatto apprezzare dall’entourage del Primo Console Napoleone Bonaparte (in particolare dalla sorella Elisa Bonaparte Baciocchi), fu designato perché affiancasse il ministro plenipotenziario cardinale Fesch a Roma in qualità di segretario di legazione. Nel gennaio del 1804 fu promosso plenipotenziario, ed ebbe l’incarico di rappresentare la Francia presso la Repubblica di Valais. Lasciò quindi Roma per trasferirsi a Parigi in attesa di raggiungere la nuova destinazione, ma il 22 marzo 1804, venuto a conoscenza del rapimento seguito dall’esecuzione, per ordine di Bonaparte, del Duca d’Enghien (figlio di Luigi Enrico di Borbone-Condé e nipote del principe di Condé, ex comandante dell’esercito degli emigrati), presentò le sue dimissioni. Con una lettera al ministro delle Relazioni estere Talleyrand, Chateaubriand declinò l’incarico con il pretesto delle cattive condizioni di salute della moglie. Ma i reali motivi della rinuncia erano evidenti, e nella risposta il ministro fece sapere all’interessato dell’irritazione del Primo Console. Passò quindi tra gli oppositori dell’Impero.
Negli ultimi anni della sua vita condusse una vita sostanzialmente ritirata, intervallata da frequenti viaggi anche all’estero, e ricevendo numerose visite, sia di giovani romantici (ad esempio Victor Hugo, che a 14 anni scrisse: «voglio essere o Chateaubriand o niente») sia di quelli liberali; nonostante fosse un conservatore, la personalità di Chateaubriand riscuoteva infatti ammirazione anche nella parte politica opposta.
Si recava quasi ogni giorno presso il convento poco distante dell’Abbaye-aux-Bois (Abbazia dei boschi), dove risiedeva Juliette Récamier, cui rimase legato fino all’ultimo. Nel salotto della Récamier, dove faceva bella mostra di sé il ritratto di Chateaubriand di Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson, si riuniva l’élite del mondo letterario.
Chateaubriand, che aveva cominciato a scrivere dal 1811 le sue memorie, si rimise al lavoro e portò a termine la sua opera monumentale. Essa fu intitolata Memorie d’oltretomba (Mémoires d’outre-tombe), vasto progetto autobiografico scaglionato su trent’anni della sua vita. Queste memorie sarebbero dovute apparire in pubblico solo dopo la sua morte; tuttavia, spinto da quella necessità di denaro che lo perseguitò per tutta la vita, ne cedette i diritti nel 1836 a una società di estimatori che gli assicurò un congruo sostentamento economico per il resto dei suoi giorni.
Morì il 4 luglio 1848 a Parigi, facendo quindi in tempo ad assistere alla caduta di Luigi Filippo. La sua salma fu trasportata a Saint-Malo e sepolta di fronte al mare, secondo la sua volontà, sulla rocca del Grand Bé, propaggine dall’aspetto romantico situata sulla rada della sua città natale, al quale si accede a piedi da Saint-Malo una volta che la marea si è ritirata.
« Io non credo nella società europea. Fra cinquant’anni non ci sarà più un solo sovrano legittimo, dalla Russia alla Sicilia, non prevedo che dispotismi militari. E tra cent’anni… può darsi che noi stiamo vivendo non solo nella decrepitezza dell’Europa, ma in quella del mondo. » |
(Memorie d’oltretomba) |