Lincoln Abraham

1809 - 1865

Lincoln Abraham
Nazione: USA

ID: 2607

Abraham Lincoln, spesso citato nei testi in italiano come Abramo Lincoln (Hodgenville, 12 febbraio 1809 – Washington, 15 aprile 1865), è stato un politico e avvocato statunitense.

È stato il 16º Presidente degli Stati Uniti d’America e il primo ad appartenere al Partito Repubblicano.

È considerato sia dalla storiografia sia dall’opinione pubblica uno dei più importanti e popolari presidenti degli Stati Uniti. Fu il presidente che pose fine alla schiavitù, prima con il Proclama di emancipazione (1863), che liberò gli schiavi negli Stati della Confederazione e poi con la ratifica del XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, con il quale nel 1865 la schiavitù venne abolita in tutti gli Stati Uniti. A Lincoln è riconosciuto il merito di avere allo stesso tempo preservato l’unità federale della nazione, sconfiggendo gli Stati Confederati d’America nella Guerra di secessione. Lincoln venne assassinato, a guerra conclusa, da John Wilkes Booth, un sostenitore della Confederazione.

L’operato di Lincoln ha avuto una duratura influenza sulle istituzioni politiche e sociali degli Stati Uniti, dando inizio a un maggiore accentramento del potere del governo federale e ponendo un limite al raggio d’autonomia dei governi dei singoli Stati. L’autorevolezza di Lincoln era rafforzata dalla sua abilità di oratore e il Discorso di Gettysburg, il più significativo e famoso da lui pronunciato, è considerato una delle pietre miliari dell’unità e dei valori della nazione americana.

Biografia

Gioventù

Lincoln viene solitamente ritratto con la barba, tuttavia egli la portò solo negli ultimi anni della propria vita.
Lincoln viene solitamente ritratto con la barba, tuttavia egli la portò solo negli ultimi anni della propria vita.

Lincoln nacque il 12 febbraio 1809 in una fattoria di Nolin Creek, in Kentucky, da Thomas Lincoln e da Nancy Hanks, il padre un abile fabbro ferraio e falegname, la madre cresciuta con la famiglia benestante dei Berry. Gli fu dato il nome di suo nonno paterno, il capitano Abraham Lincoln. Nel 1816 i Lincoln si trasferirono nell’Indiana dove Nancy morì il 5 ottobre 1818 per un’intossicazione dovuta a latte infetto. Il 2 dicembre 1819, il padre di Lincoln si risposò con Sarah “Sally” Bush Johnston, una vedova di Elizabethtown, la quale aveva già tre figli. Abraham si affezionò molto alla sua matrigna ed ebbe sempre un ottimo rapporto con lei. Successivamente, nel 1831, Lincoln, ormai indipendente, si trasferì a New Salem nell’Illinois. L’anno successivo prestò servizio come capitano nell’esercito degli Stati Uniti durante la Guerra di Aquila Nera.

In seguito si cimentò in alcune imprese politiche e commerciali, godendo di ottima reputazione come avvocato. In breve tempo venne eletto al Congresso degli Stati Uniti nel 1846 ed ebbe un ottimo tirocinio nell’Illinois, sia prima sia dopo il suo singolo mandato alla Camera dei Rappresentanti USA.

Inizi della carriera politica

Lincoln passò la maggior parte del suo tempo da solo e non fece una grande impressione presso i suoi colleghi politici. Usò la propria posizione per poter parlare contro la guerra con il Messico, che attribuì al desiderio di “gloria militare”. Quando il suo mandato finì, si dedicò principalmente a guadagnarsi da vivere come avvocato.

L’attività legale

All’inizio della propria carriera legale, Lincoln girò di città in città finché non si stabilì nella cittadina di Springfield, in Illinois. A Springfield dimostrò subito la propria abilità di oratore, tanto che durante i processi a cui egli partecipava la gente accorreva per ascoltarlo. La gente capiva ciò che diceva grazie al suo linguaggio semplice. Una causa che riuscì a vincere fu per una truffa nel commercio dei cavalli: la vittoria venne a colpi di ironia contro il pubblico ministero, che si era messo la camicia al contrario, riuscendo a scoraggiarlo e vincere la causa.

Lincoln divenne famoso nell’ambiente legale dell’Illinois alla metà degli anni cinquanta, specialmente per la sua partecipazione a processi riguardanti interessi in competizione nel campo dei trasporti, sia fluviali sia ferroviari. Ad esempio egli rappresentò la Alton & Sangamon Railroad in un processo del 1851 contro uno dei suoi azionisti, James A. Barret: quest’ultimo si era rifiutato di pagare il dovuto all’impresa con la motivazione che essa aveva cambiato il percorso progettato inizialmente. Lincoln sostenne che, secondo la legge, una società non è legata dal suo statuto originario quando questo può essere corretto nell’interesse del pubblico, che il nuovo percorso era migliore, meno costoso e di conseguenza la società aveva il diritto di citare il sig. Barret per il suo mancato pagamento. Lincoln vinse la causa e la decisione da parte della Corte Suprema dell’Illinois fu citata da molte altre corti in tutti gli Stati Uniti.

Un altro importante esempio del talento di Lincoln come avvocato per le ferrovie fu una causa su un’esenzione dalle tasse che lo Stato concesse all’Illinois Central Railroad. La contea di McLean sostenne che lo Stato non aveva l’autorità per concedere una simile esenzione e voleva tassare comunque la società. Nel gennaio del 1856 la Corte Suprema dell’Illinois decise di confermare l’esenzione dalle tasse, dichiarandosi d’accordo con gli argomenti di Lincoln.

Verso la presidenza

Il Kansas-Nebraska Act del 1854, che aprì i due citati territori alla schiavitù (annullando quindi i limiti alla diffusione della schiavitù che erano parte del Compromesso del Missouri del 1820), aiutò inoltre Lincoln a tornare nella politica. A farlo risaltare rispetto agli altri fu un discorso contro il Kansas-Nebraska, il 16 ottobre 1854 a Peoria.

Durante la sua campagna (perdente) per essere eletto senatore nel 1858 contro Stephen A. Douglas, Lincoln condusse molti dibattiti contro Douglas in una serie di eventi che rappresentarono una discussione a livello nazionale su problemi che avrebbero presto diviso la nazione in due. Tali dibattiti furono l’anticipazione delle elezioni presidenziali del 1860, in cui Douglas e Lincoln erano nuovamente pretendenti. Il 6 novembre 1860 Lincoln venne eletto sedicesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, il primo repubblicano a raggiungere tale carica.

Poco dopo la sua elezione, la parte Sud degli Stati Uniti fece vedere inequivocabilmente che la secessione era inevitabile, il che aumentò notevolmente la tensione che attraversava la nazione. Lincoln sopravvisse a un tentativo di assassinio a Baltimora e il 21 febbraio 1861 arrivò a Washington in segreto e sotto mentite spoglie. I sudisti attaccarono Lincoln per questa sua misura di prudenza, ma l’impegno nella protezione della sua carica, della sua politica e della sua stessa vita non era da sottovalutare: i fatti dimostrarono che Lincoln aveva ragione a non esporsi inutilmente, dato che fu assassinato pochi anni dopo.

Lincoln presidente

Lincoln nel 1858.
Lincoln nel 1858.

All’insediamento di Lincoln il 4 marzo 1861, i Turner formarono la sua guardia del corpo; era inoltre presente una considerevole guarnigione di truppe federali, pronta a proteggere il presidente e la capitale dall’invasione dei ribelli.

Lincoln e la schiavitù

La posizione di Lincoln riguardo alla liberazione dalla schiavitù degli afroamericani è a tutt’oggi oggetto di controversie, nonostante la frequenza e la chiarezza con cui la sostenne sia prima della sua elezione come presidente (vedi Controversie Lincoln-Douglas del 1858), sia dopo (vedi Primo discorso inaugurale di Lincoln). Espose la sua posizione con forza e in brevi parole in una lettera a Horace Greeley del 22 agosto 1862.

« Io salverei l’Unione. La salverei nella maniera più rapida al cospetto della Costituzione degli Stati Uniti. Prima potrà essere ripristinata l’autorità nazionale, più simile sarà l’Unione “all’Unione che fu”. Se ci fosse chi non desidera salvare l’Unione, a meno di non potere allo stesso tempo salvare la schiavitù, io non sarei d’accordo con costoro. Se ci fosse chi non desidera salvare l’Unione a meno di non poter al tempo stesso sconfiggere la schiavitù, io non sarei d’accordo con costoro. Il mio obiettivo supremo in questa battaglia è di salvare l’Unione, e non se porre fine o salvare la schiavitù. Se potessi salvare l’Unione senza liberare nessuno schiavo, io lo farei; e se potessi salvarla liberando tutti gli schiavi, io lo farei; e se potessi salvarla liberando alcuni e lasciandone altri soli, io lo farei anche in questo caso. Quello che faccio al riguardo della schiavitù e della razza di colore, lo faccio perché credo che aiuti a salvare l’Unione; e ciò che evito di fare, lo evito perché non credo possa aiutare a salvare l’Unione. Dovrò fermarmi ogni volta che crederò di star facendo qualcosa che rechi danno alla causa, e dovrò impegnarmi di più ogni volta che crederò che fare di più rechi giovamento alla causa. Dovrò provare a correggere gli errori quando dimostreranno d’essere errori; e dovrò adottare nuove vedute non appena mostreranno di essere vedute corrette »
« Ho sostenuto qui i miei propositi in accordo con il punto di vista dei miei obblighi ufficiali; e non ho intenzione di modificare la mia più volte ribadita volontà personale che tutti gli uomini possano essere liberi »

In ogni caso, al momento in cui scrive questa lettera, Lincoln stava già andando verso l’emancipazione, cosa che avrebbe portato al Proclama di emancipazione. È inoltre rivelatoria la sua lettera scritta un anno dopo a James Conkling il 26 agosto 1863, che comprendeva il seguente estratto:

« C’è voluto più di un anno e mezzo per sopprimere la ribellione prima che fosse tenuta la proclamazione, gli ultimi cento giorni dei quali passati con l’esplicita coscienza che stava arrivando, senza essere avvertita da quelli in rivolta, ritornando alle loro faccende. La guerra è progredita in modo a noi favorevole dall’annuncio della proclamazione. So, per quanto sia possibile conoscere le opinioni degli altri, che alcuni comandanti delle nostre armate in campo, che ci hanno dato i successi più importanti, credono nella politica dell’emancipazione e l’uso delle truppe di colore costituisce il colpo più pesante finora sferrato alla Ribellione, e che almeno uno di questi importanti successi non sarebbe stato raggiunto se non fosse stato per l’aiuto dei soldati neri. Tra i comandanti che hanno queste opinioni ve ne sono alcuni che non hanno mai avuto alcuna affinità con quello che viene chiamato abolizionismo o con le politiche del partito repubblicano ma le sostengono dalla prospettiva puramente militare. Sottometto queste opinioni come intitolate a una certa rilevanza contro le obiezioni spesso mosse che emancipare e armare i neri siano scelte militari poco sagge e non siano state adottate come tali in buona fede »
« Voi dite che non combatterete per liberare i negri. Alcuni di loro sembrano disposti a lottare per voi; ma non importa. Combattete allora esclusivamente per salvare l’Unione. Ho emanato la proclamazione di proposito per aiutarvi a salvare l’Unione. Nel momento in cui avrete vinto tutta la resistenza all’Unione, se vi inciterò a combattere ancora, sarà il momento buono per voi di dichiarare che non combatterete per liberare i negri »
« Ho pensato che nella vostra lotta per l’Unione, a qualsiasi livello i negri abbiano cessato di aiutare il nemico, a tale livello hanno indebolito la resistenza del nemico nei vostri confronti. La pensate diversamente? Ho pensato che qualsiasi negro che possa essere impiegato come soldato, lascia meno da fare ai soldati bianchi per salvare l’Unione. Vi sembra vada diversamente? Ma i negri, come le altre persone, agiscono in base a motivazioni. Perché dovrebbero fare qualcosa per noi, se non faremo niente per loro? Se mettono a rischio le loro vite per noi, devono essere spinte dal più forte dei motivi – anche la promessa della libertà. E la promessa fatta, deve essere mantenuta »

L’attentato e la morte

Dopo la fine della guerra, Lincoln si era incontrato di frequente con il generale Grant. I due uomini pianificavano la ricostruzione del Paese ed era nota a tutti la loro stima reciproca. Durante il loro ultimo incontro, il 14 aprile 1865 (Venerdì Santo), Lincoln aveva invitato il generale Grant a un evento mondano per quella sera, ma Grant aveva declinato.

Senza la compagnia del generale e senza la sua guardia del corpo Ward Hill Lamon i Lincoln andarono al Ford’s Theatre, a Washington, dove era in programma Our American Cousin, una commedia musicale dello scrittore britannico Tom Taylor (1817-1880). Nell’istante in cui Lincoln prese posto nel palco presidenziale, John Wilkes Booth, un attore della Virginia simpatizzante sudista, entrò nel palco e sparò un colpo di pistola calibro 44 alla testa del Presidente, gridando “Sic semper tyrannis!” (Latino: “Così sia sempre per i tiranni!” – motto dello Stato della Virginia e frase storicamente pronunciata da Bruto nell’uccidere Cesare). Secondo alcune testimonianze aggiunse poi “Il Sud è vendicato”, saltando successivamente giù dal palco e rompendosi conseguentemente una gamba.

I cospiratori avevano pianificato l’assassinio di altri ufficiali del governo nello stesso istante, ma Lincoln fu l’unica vittima. Booth si trascinò al proprio cavallo e riuscì a fuggire, mentre il Presidente colpito a morte fu portato in una casa dall’altro lato della strada oggi chiamata Petersen House, dove giacque in coma per alcune ore prima di spirare. Fu ufficialmente dichiarato morto alle 7:22 del mattino del 15 aprile 1865.

Booth fu scoperto nascosto in un granaio e venne ucciso; diversi altri cospiratori vennero infine catturati e impiccati o imprigionati. Quattro persone furono giudicate da un tribunale militare e impiccate per complicità nell’assassinio: David Herold, George Atzerodt, Lewis Powell (alias Lewis Payne) e Mary Surratt (la prima donna a essere giustiziata negli Stati Uniti). Tre persone vennero condannate all’ergastolo (Michael O’Laughlin, Samuel Arnold, e Samuel Mudd), mentre Edman Spangler fu condannato a sei anni di carcere. John Surratt, giudicato successivamente da una corte civile, fu prosciolto. L’equità delle condanne, in particolare quella di Mary Surratt, è stata messa in discussione ed esistono dubbi sul grado del suo coinvolgimento nella cospirazione.

Negli Stati Uniti è entrata nel folclore la “leggenda sulle coincidenze Lincoln-Kennedy”, riguardante le pretese concomitanze tra i decessi dei due presidenti.

Il corpo di Lincoln fu riportato in Illinois in treno, con un grandioso corteo funebre che attraversò diversi stati. L’intera nazione pianse l’uomo che molti consideravano il salvatore degli Stati Uniti, nonché protettore e difensore di ciò che Lincoln stesso chiamava “il governo della gente, dalla gente e per la gente”. Alcuni critici sostengono che in realtà erano i Confederati a difendere il loro diritto all’auto-governo, diritto che Lincoln aveva soppresso, e che l’unità degli Stati era stata preservata a discapito della sua natura volontaria.